Il presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari, ieri ha giurato ad Abuja per il suo secondo mandato. Dopo una breve cerimonia trasmessa dalla televisione di Stato, Buhari, ex generale dell’esercito, 76 anni, vestito con una tunica tradizionale di colore chiaro e copricapo ricamato, non ha pronunciato un discorso, contrariamente a quanto aveva fatto la prima volta, nel 2015.
La cerimonia di investitura, riferisce la stampa locale, si è tenuta all’Eagles Square alla presenza di diversi capi di governo africani, ma è stata molto più sobria rispetto al solito. A seguito del suo giuramento, le vecchie bandiere nazionali e di difesa sono state abbassate e le nuove sono state issate, per segnare l’inizio del suo secondo mandato.
«Giuro solennemente di essere fedele alla Repubblica Federale della Nigeria – ha scandito Buhari –. Conserverò, proteggerò e difenderò la Costituzione». L’elenco dei problemi che Buhari dovrà affrontare è lungo e comprende il rilancio di un’economia debole e la lotta alla corruzione dilagante e all’insicurezza.
Proprio su quest’ultimo tema il recente acutizzarsi delle violenze in alcune aree della Nigeria nord-occidentale ha costretto circa 20mila persone a cercare rifugio e condizioni di vita più sicure in Niger a partire dal mese di aprile. Lo ha denunciato proprio ieri l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) in una nota. Ad oggi, più di 18mila persone hanno completato la procedura di registrazione iniziale. La recrudescenza delle violenze, in quest’occasione, non è legata a Boko Haram. Le persone starebbero fuggendo per svariate ragioni, fra le quali scontri tra agricoltori e mandriani appartenenti a gruppi etnici diversi.
Secondo i risultati ufficiali del voto con cui Buhari è stato rieletto e resi noti dal presidente della Commissione elettorale, Mahmood Yakubu, Buhari ha vinto le elezioni di febbraio con il 56% dei voti contro il 41% del leader dell’opposizione Abubakar Atiku (Partito democratico popolare, Pdp), che non ha riconosciuto i risultati ufficiali.
Il tasso di affluenza alle urne è stato pari al 35,6%, in calo rispetto al 44% delle precedenti elezioni del 2015.
L’esito del voto di febbraio è stato aspramente contestato dall’opposizione, che ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso in tribunale. «Nelle mie lotte democratiche degli ultimi trent’anni non ho mai visto la nostra democrazia così degradata com’è avvenuto il 23 febbraio», ha dichiarato Abubakar subito dopo la proclamazione dei risultati, definendo le elezioni «fasulle» e garantendo che se avesse perso «un’elezione libera ed equa» sarebbe stato il primo a chiamare il vincitore e a presentargli «non solo le congratulazioni ma anche la mia personale disponibilità a lavorare per l’unità della Nigeria».
La Corte d’appello di Abuja, come ricorda Agenzia Nova, ha intanto iniziato a esaminare il ricorso presentato dall’opposizione dopo che nel marzo scorso ha accolto la richiesta presentata da Abubakar. Il tribunale avrà 180 giorni di tempo per rendere nota la sua decisione. La petizione è stata presentata con il sostegno di tutto il partito di Abubakar, il Partito popolare democratico (Pdp), e chiede alla Commissione elettorale di «ribaltare il risultato» del voto sulla base di irregolarità.