In Sudan, alla vigilia della firma dell’accordo tra opposizione e militari per il varo del consiglio che dovrà portare il paese ad elezioni, sono stati pubblicati in rete e montati i video girati il 3 giugno scorso quando i militari spararono sulla folla che chiedeva l’uscita di scena della giunta militare. Nell’accordo c’era anche la richiesta di una commissione indipendente di indagine per scoprire i responsabili di quel massacro che fece oltre cento morti, oltre a decine di cadaveri gettati nel Nilo per occultare le dimensioni del massacro.
Ora i video pubblicati in rete dimostrano che a sparare fu l’esercito e che i massacri furono pianificati dalla stessa giunta militare. I video non lasciano dubbi. A sparare furono i militari della Divisione di Supporto Rapido, comandata da un personaggio noto, il generale Mohamed Hamdan Dagalo, conosciuto con il soprannome di Hemedti (nella foto), accusato di essere coinvolto in un massacro ancora più grave, quello che avvenne in Darfur nei primi anni duemila per il quale il dittatore Omar al Bashir, rimosso dalle proteste popolari, venne accusato dalla Corte Penale di crimini di guerra e genocidio. Allora il generale Hemedti comandava una forza paramilitare, i Janjaweed, i diavoli a cavallo che sterminarono la popolazione per conto del governo di Khartoum: Grazie a quelle operazioni fece carriera, oggi è il numero due della giunta al potere e all’inizio di giugno comandò il massacro della folla in protesta.
Proprio oggi, alla vigilia della firma dell’accordo che dovrebbe mettere fine alla crisi sudanese, i militari hanno fatto sapere di avere sventato un nuovo colpo di stato preparato – hanno detto – da chi non vuole che si firmi quell’accordo. In molti hanno sospettato che dietro questo ennesimo tentativo ci fosse proprio lui, l’uomo forte della giunta i cui metodi non sembrano essere cambiati negli anni.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)