È morto il presidente tunisino, Beji Caid Essebsi. Aveva 92 anni e si trovava in terapia intensiva all’ospedale di Tunisi. Essebsi era stato ricoverato mercoledì sera per problemi di salute non meglio specificati. La notizia era stata successivamente confermata dal figlio del presidente, Hafedh Caid Essebsi, che aveva dichiarato: «Essebsi si trova in terapia intensiva presso l’ospedale militare e le cose non stanno andando bene».
Essebsi è stato un politico di lungo corso. Dei suoi 60 anni di attività, iniziata giovanissimo nelle file dei movimenti indipendentisti, si ricordano però due prestigiose cariche: quella di primo ministro ad interim (fino alla formazione dell’Assemblea costituente), che gli venne conferita un mese dopo la rivoluzione dei Gelsomini che portò, nel gennaio 2011, al rovesciamento della dittatura del presidente Ben Alì; e la presidenza del Paese, il primo presidente eletto dopo la dittatura di Ben Alì.
I rivoluzionari lo vedevano come «un relitto del vecchio regime», eletto per tutelare la vecchia guardia. Quando fece passare una legge di riconciliazione che garantiva l’amnistia ai funzionari civili dell’era di Ben Alì, fu travolto da una valanga di critiche da parte di temeva di veder sfumare il sogno di una nuova Tunisia.
Essebsi ha però rappresentato un bastione contro l’islamizzazione della politica. Per le frange più laiche del Paese, è stato il punto di riferimento nel contrasto a Ennahda, il movimento islamico, una sorta di costola tunisina di quella Fratellanza Musulmana egiziana. Quando, nell’ottobre del 2011, Ennahda trionfò alle prime elezioni della Tunisia post-Ben Ali, Essebsi comprese che era l’ora di reagire. Fondò dunque, nel 2012, il partito politico Nidaaā Tunus (Appello della Tunisia). Una formazione laica in cui, tra gli altri, si erano riciclati anche burocrati e politici che avevano servito sotto il regime di Ben Alì e traghettò il Paese nella difficile transizione.
Dopo una serie di esperimenti politici mal gestiti, arrivarono le elezioni parlamentari del 2014. Il partito fondato da Essebsi si aggiudicò 85 seggi su 217. Ennahda, con la quale seppe dialogare, ne raccolse solo 69. Nelle successive elezioni presidenziali, Essebsi fu eletto presidente della repubblica. Al vertice dello Stato riuscì a tenere dritta la barra della domocrazia anche di fronte a devastanti attentati come quelli compiuti a Sousse e a Tunisi dai fondamentalisti islamici. Facendo così della Tunisia l’unico Paese nordafricano che ha saputo costruire uno Stato democratico dopo le Primavere arabe.
Significativo il cordoglio di Rachid Ghannouchi, leader di Ennahda: «Con la morte del presidente della repubblica, la Tunisia perde un pilastro dello Stato, del regime repubblicano e della sua democratizzazione». L’esponente del partito islamico ha ricordato i legami di «amicizia e fratellanza» con Essebsi. «La sua saggezza – ha detto – ha evitato gli scontri tunisini tra Nidaa ed Ennahda, facendo convergere due linee parallele».