Non c’è pace per le vittime del dittatore del Gambia, Yahya Jammeh. Le autorità di Banjul hanno rilasciato tre ex membri di un’unità paramilitare che si erano autoaccusati di avere perpetrato numerosi assassini. I parenti delle vitime hanno espresso indignazione per il rilascio. Ma finora senza ottenere giustizia.
Gli uomini, che erano membri di un’unità nota come “Junglers”, sono stati liberati due settimane dopo aver testimoniato davanti alla Commissione per la verità, la riconciliazione e le riparazioni del Gambia. I tre soldati – Malick Jatta, Omar Jallow e Amadou Badjie – erano stati arrestati dalla polizia militare nel 2017, poco dopo l’entrata in carica dell’attuale presidente Adama Barrow.
Lo stesso Barrow aveva poi dato vita alla Commissione verità e giustizia, che tuttora sta indagando sulle violazioni dei diritti umani che si presume essere state commesse durante il regime di Jammeh. In molti hanno denunciato omicidi extragiudiziali, torture e detenzioni arbitrarie. I tre sono stati portati davanti ai giudici per raccontare la loro storia e hanno accusato il presidente in esilio di aver ordinato loro numerosi omicidi, tra cui quelli famigerati del 2013 di due gambiani-statunitensi e un giornalista locale, Deyda Hydara. Dopo la deposizione, sono stati rilasciati.
Il ministro della Giustizia Abubacarr Tambadou ha difeso la decisione di rilasciare i tre, dicendo che è una mossa per incoraggiare altri assassini e torturatori a testimoniare. «La Trrc non è un tribunale e il suo principale obiettivo è stabilire la verità – ha detto all’agenzia di stampa Reuters –. Quello che non dobbiamo fare è spaventare le persone e anzi incoraggiarle a dire la verità».
Ma il figlio di una delle vittime ha affermato che è difficile per una famiglia che ha cercato giustizia per 15 anni vedere gli assassini liberi. Ha detto all’agenzia di stampa Afp che la testimonianza di uno dei tre lo ha particolarmente colpito: «Mi ha toccato profondamente sentire come hanno pianificato gli omicidi, ma anche la freddezza con la quale hanno raccontato i fatti: è come se avesse fatto i compiti di scuola. È stato tutto premeditato. Facciamo appello al governo affinché si assicuri che questi assassini confessi non siano nelle nostre strade».
Jammeh ora vive in esilio in Guinea Equatoriale. È stato costretto a lasciare l’incarico nel gennaio 2017 dopo che l’Ecowas, la Comunità economica dell’Africa occidentale, ha inviato proprie truppe per convincerlo a lasciare il potere dopo la sconfitta elettorale.