La Nigerian National Petroleum Corporation (NNPC), la compagnia petrolifera nigeriana, ha annunciato in un recente rapporto che la Nigeria ha visto scomparire 22 milioni di barili tra gennaio e giugno 2019 a causa di furti.
Il petrolio rubato rappresenta oltre 120.000 barili al giorno, ovvero il 6% della produzione nazionale. Un dato comunque rilevante, anche se la Nigeria produce 2 milioni di barili al giorno, come ricorda Rfi. Soprattutto se si pensa che l’esportazione dell’oro nero rappresenta il 90% dell’afflusso di valuta estera.
Una commissione speciale incaricata di proteggere gli idrocarburi nigeriani ha fatto scattare l’allarme. I 22 milioni di barili rubati potrebbero raddoppiare entro la fine dell’anno se non si dovesse prendere delle precauzioni.
Stando alle stime, il petrolio rubato peserebbe tra i 6 e gli 11 miliardi di euro all’anno. Il deficit è enorme per il bilancio nazionale, come riconosce Godwin Obaseki, governatore dello Stato di Edo. Quest’ultimo presiede un comitato speciale che ha come compito proprio quello della prevenzione del furto e il controllo del greggio.
Obaseki teme che il volume del furto possa raddoppiare se non vengono prese misure di emergenza. Le tecniche utilizzate per i furti sono migliorate negli ultimi cinque anni. Vere e proprie organizzazioni coinvolgerebbero operatori in mare e nei bacini di estrazione petrolifera in terraferma, oltre a venditori, finanziatori, e perfino società di logistica e sicurezza. Tutti elementi che comporrebbero una grossa rete di traffico illegale.
Tutti questi attori trarrebbero beneficio da complicità nazionali e internazionali. Reti meno strutturate sarebbero anche responsabili del travaso per la fornitura di raffinerie illegali nel Delta del Niger, ma anche nei pressi di Lagos, dove si trovano diverse centinaia di tubi che trasportano petrolio grezzo.
La NNPC afferma che i sabotaggi degli oleodotti sono cresciuti del 77% tra maggio e giugno 2019, passando da 60 a 106 attacchi in un solo mese.