Intervista alla celebre scrittrice nigeriana, di passaggio in Italia
Pur essendo la prima economia africana, la Nigeria è spesso associata solo ad aspetti negativi (crimine, violenza e corruzione). Ed è un peccato, perché tra i 200 milioni di nigeriani c’è, ovviamente, di tutto.
Italiani e nigeriani condividono più di un tratto culturale, a partire dalla spiccata creatività e dalle capacità di addattamento alle avversità.
Ne ho parlato con la scrittrice anglo-nigeriana Noo Saro-Wiwa, autrice di In cerca di Transwonderland (66thnad2nd), che The Guardian ha inserito tra i dieci migliori libri contemporanei sull’Africa.
Suo padre Ken Saro-Wiwa è stato tra i più importanti intellettuali e attivisti africani del periodo postcoloniale. Nel 1995 ha pagato con la vita la sfida lanciata al regime di Sani Abacha e alle multinazionali del petrolio.
Come superare i luoghi comuni sulla Nigeria? Come moltiplicare gli scambi costruttivi?
Al giorno d’oggi è difficile conoscersi meglio. Si condividono pochi spazi pubblici e, quando avviene, è molto facile ignorarsi a vicenda.
I governi e i media dovrebbero aiutarci a superare le divisioni. Quando questo non avviene, deve farsene carico la società. Per esempio, gli insegnanti nelle scuole.
Credo che i giovani di tutto il mondo dovrebbero incontrarsi di più. Studiare insieme, praticare sport, cucinare e mangiare insieme porta naturalmente ad una conoscenza fuori dalle semplificazioni.
Una delle caratteristiche che più ammiro nei nigeriani è l’ambizione e l’arte di arrangiarsi. Che cosa può imparare il mondo dalla Nigeria?
Hai ragione. I nigeriani sono davvero intraprendenti e hanno la capacità di adattarsi a qualsiasi situazione modificando radicalmente il loro modo di vivere pur di sopravvivere. Il mondo intero può imparare da questo.
Il cambiamento climatico sta mettendo a repentaglio le nostre esistenze, ma non c’è sufficiente volontà di cambiare le cose perché le persone hanno paura di modificare il proprio modo di vivere.
Che cosa ti auguri che la Nigeria apprenda dal resto del mondo?
La Nigeria ha avuto numerose opportunità di imparare dall’estero, ma sinora senza mai essere riuscita ad esprimere una leadership degna di questo nome.
Potremmo migliorare le reti stradali, la fornitura di elettricità e la sanità, come il Ruanda. Potremmo avere più donne in politica, come in Svezia. Ma la nostra classe politica pare non avere alcun interesse a imitare questi successi.
Che ne pensi del fenomeno del ritorno delle diaspore? Qual è il tuo consiglio per qualcuno che si trasferisca in Nigeria?
Ritornare è complicato. Tanti si sono trasferiti negli anni in Nigeria, ma non pochi, dopo un certo tempo, hanno deciso di ritornare in Europa.
Chi si è stabilito in Nigeria portando con sé le proprie competenze, la propria esperienza, spesso ha avviato imprese che stanno cambiando le cose e migliorando gli standard.
In Nigeria era più facile alcuni anni fa, quando l’economia cresceva in maniera più vigorosa. Al momento è più difficile.
Quali errori principali da evitare?
Per avere successo in Nigeria, come in qualunque Paese del mondo, devi comprendere la cultura locale. Altrimenti resterai perennemente frustrato.
Per comunicare e persuadere le persone è necessario capirne a fondo la mentalità. Pazienza e determinazione sono chiavi essenziali per farcela.
La Nigeria avrà presto una delle più grandi raffinerie di petrolio del mondo. Come vedi la situazione nel Delta del Niger rispetto agli anni Novanta?
La raffineria in costruzione da parte di Aliko Dangote sorge a Lagos, dunque lontano dalla fonte di gran parte della ricchezza petrolifera del Paese. Questo è un problema.
I benefici della ricchezza del sottosuolo non sono percepiti dal Delta, che ha invece beneficiato il resto del Paese.
Politici corrotti e militari colludono con giovani disoccupati per rubare petrolio e arricchirsi in fretta. Questa attività ha devastato l’ambiente rendendolo ancora più inquinato di quanto già non fosse negli anni Novanta.
I residenti del Delta sono oggi più consapevoli dei loro diritti umani e quindi più frustrati, perché le loro richieste e aspirazioni non vengono soddisfatte. La regione è oggi ancora più violenta e instabile.
Quali sono i tuoi desideri per il futuro di questa terra?
Vorrei che il nostro Stato e il governo federale capissero l’importanza dell’ambiente e che si potesse creare ricchezza diversificando oltre al petrolio. Non è necessario rubarlo creando continue fuoriuscite.
La gente ha bisogno di acqua pulita, istruzione, terreni agricoli sani e un lavoro.
A Torino parlerai anche di Nollywood, ormai la seconda industria nigeriana dopo il petrolio. Quali opportunità per cineasti e produttori italiani?
Nollywood ha la capacità di produrre trame fantastiche. Occorre invece lavorare ancora sulla produzione per migliorarne la qualità.
Un produttore che voglia scommettere sul futuro potrebbe allearsi con chi, nella diaspora italo-nigeriana, comprende la società e le lingue locali, così da agevolare l’esposizione globale di queste storie.
a cura di Martino Ghielmi (vadoinafrica.com)