Sulla questione delle acque del Nilo sale di nuovo la tensione tra Egitto ed Etiopia. Secondo quanto riporta la Bbc, Addis Abeba ha infatti respinto la proposta del Cairo sulla gestione dei flussi idrici della diga del Grande Rinascimento, che è in costruzione sul Nilo azzurro vicino al confine dell’Etiopia con il Sudan. L’Egitto dipende dal fiume Nilo per l’acqua ed è preoccupato che lo sbarramento possa ridurre notevolmente la portata del fiume danneggiando sia la società sia l’economia egiziane. Per quetso motivo, il governo egiziano ha chiesto che ogni anno sia garantita una portata di almeno 40 miliardi di metri cubi di acqua. Il governo etiope ha rifiutato la proposta. «Non è giusto – ha dichiarato Il ministro etiope, Seleshi Bekele nel corso di una conferenza stampa convocata al rientro di colloqui al vertice in Egitto – Il nostro Paese ha le sue esigenze così come il Sudan. Se dovessimo accettare quella portata verrebbe compromesso il nostro futuro».
La diga del Grande Rinascimento, completata ormai al 70%, è un tassello importante della politica industriale di Addis Abeba. Da quello sbarramento, che fa parte di una rete di imponenti sbarramenti quali quelli di Gibe Gilgel, l’Etiopia vuole generare energia rinnovabile da utilizzare per le esigenze industriali e domestiche del Paese, ma anche da esportare nei Paesi vicini. Di per sé le centrali idroelettriche non consumano acqua, ma la velocità con cui l’Etiopia riempie il bacino idrico della diga certamente influirà sul flusso a valle. «Abbiamo in programma di iniziare a riempire il bacino nella prossima stagione delle piogge e inizieremo a generare energia con due turbine nel dicembre 2020», ha dichiarato Seleshi.
Anche l’altra proposta dell’Egitto, relativa alla diga di Assuan, è stata considerata inaccettabile da Addis Abeba. Secondo Seleshi, l’Egitto vuole che il livello dell’acqua ad Assuan rimanga a un’altezza di 165 m – e che se questo livello dovesse scendere la diga del Grande Rinascimento dovrebbe rilasciare acqua. «Questo non lo accettiamo», ha detto il ministro etiope.
Nel fine settimana, i media hanno rilanciato una dichiarazione del presidente egiziano Abdul Fattah al-Sisi secondo il quale il progetto della diga sul Nilo azzurro non sarebbe mai stato avviato se nel 2011 l’Egitto «non fosse stato distratto dall’insurrezione delle Primavere arabe». Solo attraverso un’intesa tra i due Paesi si potrà raggiungere un’equa distribuzione dell’acqua. L’alternativa potrebbe essere un conflitto, come minacciarono alcuni esponenti del governo guidato dalla Fratellanza musulmana nel 2013.