Almeno 15 persone sono state uccise e altre 4 sono rimaste ferite venerdì in un attacco a una moschea a Salmossi, a circa 20 chilometri da Gorom-Gorom, nella regione del Sahel del Burkina Faso.
Individui armati arrivati a bordo di circa 50 moto hanno attaccato la Grande Moschea di Salmossi tra le 19 e le 20 (ora locale), uccidendo i fedeli che si erano riuniti in preghiera, riporta RFI. Tredici persone sono morte durante l’attacco e altre sono morte poche ore dopo a seguito delle gravi ferite riportate, come riportato da fonti locali.
Un’altra moschea nel comune di Mansila, ancora nella regione del Sahel, sarebbe stata anch’essa colpita da un attacco. Su questo secondo attacco si sa ancora poco gli aggressori avrebbero fatto irruzione nella casa del leader religioso di questa comunità musulmana e l’avrebbero incendiata.
“Da questa mattina, la gente ha iniziato a fuggire dalla località”, ha aggiunto una fonte delle forze di sicurezza burkinabé riportando “un clima di panico dopo l’attacco nonostante i rinforzi militari che sono stati schierati sul campo da diverso tempo”.
Da quasi cinque anni il Burkina Faso, Paese povero dell’Africa occidentale nella regione del Sahel, è colpito da attacchi jihadisti compiuti da gruppi legati ad al-Qaeda e all’Isis e dalla violenza etnica tra pastori nomadi e comunità agricole sedentarie.
Gli attacchi jihadisti, sempre più frequenti e mortali hanno ucciso oltre 500 persone dal 2015 e la capitale Ouagadougou è stata attaccata tre volte. A metà luglio, le autorità hanno prorogato per sei mesi lo stato di emergenza, in vigore da dicembre 2018 in diverse province.
Proprio Ieri l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) ha annunciato, come riportato dalla Reuters, che sono quasi 500mila le persone costrette a lasciare le loro case a causa delle violenze, delle quali 267mila soltanto negli ultimi tre mesi, mentre si calcola che ben 1,5 milioni abbiano bisogno di aiuti umanitari.