Guillaume Soro si è ufficialmente candidato alle elezioni presidenziali ivoriane del 2020. L’ex presidente dell’Assemblea nazionale ha annunciato la sua candidatura a Valencia, in Spagna, dove ha incontrato degli attivisti. Gli osservatori internazionali si aspettavano un annuncio in grande stile. La notizia è invece arrivata in un modo relativamente discreto e inaspettato, e ciò solleva numerosi interrogativi.
Per le parti che lo sostengono (molti suoi alleati sono stati sorpresi dalla notizia), questa scesa in campo annunciata dall’estero può essere vista come un modo per l’ex leader ribelle di distinguersi definitivamente dal partito al potere Rhdp (Rassemblement des houphouëtistes pour la démocratie et la paix) e dal presidente Alassane Ouattara.
Una scelta strategica, quindi, per mettere a tacere le voci secondo cui l’ex presidente dell’Assemblea nazionale sarebbe tornato nei ranghi del partito al potere. «In Costa d’Avorio – secondo il deputato soroista Alain Lobognon – alcune persone credono che Soro non volesse candidarsi e si stesse preparando a lasciare. È un modo di rispondere loro, dicendo:”Sono qui e correrò per le elezioni presidenziali del 2020″».
Secondo il parlamentare, il suo leader, che ha lanciato ufficialmente questo fine settimana il movimento Générations et peuples solidaires, continua a subire attacchi dal potere.
Il più recente è il tentativo dell’Interpol di arrestare Soro a Barcellona l’8 ottobre. E anche qui, Alain Lobognon vede la mano dello Stato ivoriano. «Chi ha cercato di arrestarlo ha dichiarato di agire per conto dell’Interpol. Quale Interpol? Quella manovrata da Abidjan? I membri del suo gruppo parlamentare chiederanno al ministro della Sicurezza di spiegare perché è stata utilizzata l’Interpol per interessi politici». I parlamentari legati a Soro intendono rivolgersi alle autorità americane, francesi, spagnole ed europee per far luce su questa vicenda.