Il Fronte democratico rivoluzionario dei popoli etiopi (Eprdf), la coalizione che dagli anni Novanta (cioè dal crollo del regime di Menghistu Hailè Mariam) governa l’Etiopia, diventerà un partito solo. Sabato è stata sigllata un’intesa tra i principali leader del rassemblement che prevede che i quattro partiti che ne fanno parte si fondano in uno solo.
La decisione, annunciata dopo una riunione del comitato esecutivo della direzione, dovrà essere approvata dal consiglio di 180 membri dell’Eprdf. Secondo alcuni osservatori politici, il consiglio, che si riunisce ogni sei mesi, non dovrebbe però opporsi all’unificazione.
Gli sforzi unitari sono dettati dall’urgenza di presentarsi con maggiore forza alle elezioni previste per il prossimo anno. Elezioni che sono fortemente volute dall’Eprdf, nonostante le preoccupazioni sulla sicurezza legate ai sempre più frequenti scontri interetnici, spesso mortali, che si sono registrati negli ultimi mesi.
La nuova formazione si chiamerà Partito della prosperità dell’Etiopia (Ppe) ed è il frutto degli sforzi condotti dal premier Abiy Ahmed per una riforma che semplifichi la struttura decisionale della coalizione. La coalizione comprende attualmente quattro partiti principali: Tigray People’s Liberation Front (Tplf); Oromo Democratic Party (Odp); Amhara Democratic Party (Adp); Movimento democratico popolare etiope meridionale (Sepdm). Per anni, sotto la direzione dell’allora premier Meles Zenawi, la componente tigrina ha svolto un ruolo predominante. Con la morte di Zenawi e l’ascesa del giovane Abiy Ahmed (di etnia oromo), l’influenza dei tigrini è gradualmente scemata e sono emerse con maggiore forza le altre formazioni.
La coalizione ha però anche cinque alleati regionali, tra essi il Somali Democratic Party (Sdp) e le formazioni che rappresentano le regioni Afar, Gambella, Beinshangul Gumuz e lo Stato di Harar.
In una recente intervista, Fikadu Tessema, capo degli affari politici e civili dell’Eprdf, in un’intervista al quotidiano amarico Addis Zemen ha dichiarato che solo il Fronte di liberazione dei popoli del Tigray si è opposto ai piani di fusione, mentre le altre formazioni si sono dichiarate favorevoli. Ha aggiunto che la fusione è stata avviata per costruire un sistema democratico e inclusivo. Ha anche sottolineato che l’attuale situazione in cui si trova il Paese è diversa dai tempi in cui è stato istituito il Fronte, e la situazione attuale richiede una ristrutturazione che rispecchi la realtà reale sul campo.