Senegal | Lago Retba, tra sale e alghe rosa

di Enrico Casale
Lago rosa Senegal

Il lago Retba, o Lago Rosa, è uno specchio d’acqua salata a un chilometro dalle coste dell’oceano, a nord di Dakar. La particolarità del lago è l’alga Dunaliella Salina, che produce grandi quantità di carotene per resistere al calore del sole, colorandone le acque di rosa o di arancione. Ma ciò che affascina di questo luogo non è tanto il colore del lago, che cambia anche a seconda dell’intensità del sole, quanto le attività di raccolta del sale che gli si muovono attorno.

Le colline di sale sulle rive del lago brillano al sole e l’aria è piena di polvere e sabbia. La linea dell’orizzonte è sbiadita e i confini tra acqua, cielo e terra si confondono alla vista. Gli uomini lavorano sui cumuli bianchi raccolti intorno al lago, frantumandone grossi blocchi come se fosse gesso. Donne e uomini raccolgono il sale direttamente dalle acque del lago, spaccandone il fondale con lunghi bastoni di legno, e lo trasportano a riva. Sulla strada, grossi camion carichi di sacchi di sale sono pronti a partire: sarà venduto anche in Europa, dove servirà per sciogliere il ghiaccio delle strade nelle notti gelate del vecchio continente.

Il Retba era fino a una decina d’anni fa l’ultima tappa del celebre rally Parigi-Dakar, e le dune di sabbia macchiate dal verde opaco dei tamarindi permettono di immaginare gli ultimi e concitati momenti della corsa. Alcuni ragazzi si divertono a scendere e risalire le dune con i quad e una volta raggiunto il bagnasciuga sfrecciano a tutta velocità vicino all’acqua. Se si cammina sulla enorme spiaggia di fronte all’Atlantico, si verrà immediatamente raggiunti dai venditori di artigianato locale che raggiungono di corsa i visitatori per esporre la loro merce sulla sabbia. La sensazione che si prova è di serenità e il fresco vento oceanico rigenera corpo e mente.

È fine novembre e nel campment Chez Salim è organizzato l’arrivo del rally Amsterdam-Dakar. Durante la sosta e dopo il pranzo a base di pesce arrosto e riso, ecco arrivare i primi piloti. Scesi dalle loro auto l’atmosfera è di gioia e sollievo. Salgono sui tetti delle macchine e brindano all’agognato arrivo in Senegal dopo venti giorni di traversata, dalle pianure olandesi alla sabbia del Sahara. I griot, i cantastorie del Senegal, li accolgono suonando i loro djembe e celebrando l’impresa. L’aria è di festa, i piloti ballano al ritmo delle percussioni, e in questa atmosfera di allegria e condivisione l’Europa e l’Africa sembrano un po’ più vicine.
(Mara Scannicchio)

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