Zany Moreno è la regina dell’eleganza creola. Designer e imprenditrice di moda, crea abiti raffinati che colorano le isole di Capo Verde. Ma il successo è arrivato dopo prove terribili
«La bellezza salverà il mondo», scriveva Fëdor Dostoevskij in un celebre passo dell’Idiota. Qualcuno l’ha ribadito con la vernice sul muro di una casa fatiscente dell’isola di Santiago, la più grande dello Stato-arcipelago di Capo Verde. E la stilista Zany Moreno, cresciuta in quei frammenti galleggianti di terra africana, ha incarnato il concetto e ne ha fatto un motto vincente.
Una vita, la sua, segnata da momenti bui e prove di coraggio, cadute rovinose e formidabili riscosse. «Non cerco rivincite, né rinnego il mio passato – dice con un sorriso –. Ho pagato caro gli sbagli che ho commesso e ho imparato da ogni errore. Oggi guardo avanti con tenacia e fiducia, senza dimenticare i periodi difficili della mia storia personale: quelli che mi hanno resa più forte e più consapevole delle mie potenzialità».
Piedi per terra
Quarantaquattro anni portati splendidamente, elegante in un completo luminoso come i suoi occhi, Zany ci accoglie nel suo laboratorio sartoriale affacciato su una strada trafficata della capitale Praia. Come ogni mattina le attività lavorative fervono. I clienti vengono per scegliere tessuti e modelli. «Disegno abiti su misura, cercando di valorizzare la bellezza di ciascuno. Ogni capo è diverso dall’altro». In una stanza disseminata di gomitoli colorati i sarti di origine senegalese sono chini sulle macchine da cucire, tagliano la stoffa, confezionano gonne e giacche degne di una sfilata. Nella stanza attigua, le ragazze della segreteria, tutte capoverdiane, registrano fatture, consegne, spedizioni, commesse. Il lavoro procede spedito. Arrivano ordini in continuazione: completi eleganti per donna e uomo. Ma anche divise scolastiche, indumenti sportivi e sofisticatissimi abiti da cerimonia.
Tra gli acquirenti di “Zany Confecções” ci sono musicisti, artisti, personaggi dello spettacolo, leader politici, persino la first lady di Capo Verde. E grazie a internet, cominciano a giungere ordini anche dall’estero. La fondatrice dell’atelier si gode i buoni risultati, ma senza montarsi la testa. «So di dovere lavorar duro per migliorare, il nostro giro di affari ha bisogno di crescere, ma le sfide non mi spaventano… Le difficoltà della vita mi hanno temprato il carattere».
Anni difficili
Zany è nata nel 1975, l’anno in cui Capo Verde ha conquistato l’indipendenza dal Portogallo. Cresce con la mamma e la nonna. All’età di 16 anni rimane incinta di un ragazzo che ben presto l’abbandona. Resta sola con un bambino in un momento difficile per il Paese: l’economia langue, non ci sono opportunità di lavoro, fame e malattie mietono vittime ogni giorno.
Per sfamare il figlio, Zany è costretta a emigrare in Senegal e in Guinea-Bissau, dove vende molluschi raccolti sulle spiagge e liquore di canna da zucchero. Lavora alacremente, mai un giorno di riposo. A vent’anni tenta migliore fortuna in Portogallo. A Lisbona s’innamora di un uomo d’affari. Lo sposa. Assieme gestiscono una società immobiliare. Pare finalmente avere conquistato felicità e serenità. Ma è un’illusione di breve durata: il marito muore d’infarto.
Zany cade nello sconforto e ben presto l’azienda precipita in una crisi irreversibile. «Ero depressa – ricorda –. Mi sentivo devastata psicologicamente, oppressa dai problemi economici, incapace di reagire all’ennesimo duro colpo del destino». Un conoscente le propone di buttarsi nel business della droga. Zany cede alla tentazione del facile guadagno, ma l’attività illecita dura solamente sei mesi. Finisce in carcere.
Più forte di tutti
I giornali portoghesi e capoverdiani sbattono la sua foto in prima pagina. Il suo nome finisce infangato. Viene additata come una donna spietata, priva di scrupoli: “la regina del narcotraffico”. Il processo a suo carico viene trasmesso in diretta dalle televisioni. È accusata di essere l’artefice di una rete criminale che trasporta tonnellate di cocaina dall’America Latina all’Europa passando per Capo Verde. Si becca otto anni di reclusione per commercio internazionale di stupefacenti. L’impatto con la prigione è un incubo. Ma, nell’arco di pochi mesi, la prova più difficile della sua vita si trasforma in un’opportunità di redenzione.
«Dietro alle sbarre ho scoperto di avere una forza interiore che non sospettavo di possedere – racconta –. Anziché lasciarmi andare e arrendermi a un destino rovinoso, ho deciso di reagire. Ho capito che la vita è un regalo troppo prezioso e bello per essere sprecato. Ho iniziato a impegnarmi per cercare di migliorare la realtà carceraria. Aiutavo le compagne di cella in difficoltà, denunciavo i soprusi delle guardie, mi opponevo ad ogni genere di prevaricazione, collaboravo con le autorità penitenziarie per avviare e gestire progetti di formazione e integrazione sociale». Il comportamento esemplare le fa guadagnare uno sconto di pena.
Uscita di prigione, deve però combattere contro i pregiudizi. «Non è facile rifarsi la reputazione, riconquistare la fiducia delle persone». Zany ce l’ha fatta. A poco a poco. Con l’eleganza, la bellezza. «Fin da piccola, avevo una passione innata per la moda. In carcere sfogliavo riviste di moda, abbozzavo disegni di vestiti, accarezzavo il sogno di lanciare un mio marchio». Nel 2014 si mette in società con un sarto togolese con cui crea l’etichetta Bernazany, l’anno seguente lancia le prime creazioni di Zany Confecções. E conquista il mercato locale con abiti colorati che coniugano eleganza e semplicità, raffinatezza e grazia. Oggi la sua azienda di abbigliamento è considerata tra le imprese di maggiori successo di Capo Verde.
Zany è tornata sui giornali: non è più la regina della droga, è la regina indiscussa della moda creola. «Sono sempre la stessa donna – si schermisce –. La vita coi suoi picchi e i suoi abissi ci riserva sempre delle occasioni di riscatto. Sta a noi saperle cogliere».
(testo di Laurindo Vieira e Marco Trovato – foto di Marco Trovato)