Libia | Ma Haftar non firma

di Pier Maria Mazzola

Già era insolito che il luogo dell’accordo fosse la capitale della maggiore potenza che sostiene una delle due parti in lotta. Neppure questo è bastato a convincere il generale Khalifa Haftar a firmare il cessate il fuoco, già siglato da Fayez al-Sarraj – e comunque a Mosca l’uomo forte di Bengasi e quello di Tripoli non si erano incontrati. È andata così a vuoto anche la speranza espressa ieri sera dal presidente del consiglio Giuseppe Conte: «Si è preso questa notte per pensarci su, ma io sono fiducioso che domani sottoscriverà».

«La bozza di documento ignora molte delle richieste dell’Esercito nazionale libico», ha spiegato il generale. La decisione di firmare l’accordo, quella che stamattina non ha preso dopo una notte di riflessione, sarebbe stata in fondo sorprendente, dal momento che sul terreno sono le sue truppe ad avere l’iniziativa: il generale potrà sedere al tavolo dei negoziati più avanti, dopo aver consolidato la sua posizione di forza.

La diplomazia internazionale intanto rimane attiva sulla Libia, anche se la conferenza di Berlino, la cui data (19 gennaio) era stata appena fissata, pare ormai destinata a un rinvio. Oggi, per esempio, Conte è al Cairo per incontrare il presidente al-Sisi – l’Egitto è uno dei Paesi che sostiene Haftar.

È in ogni caso difficile, in questo momento, dare prova di ottimismo. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha ribadito l’impegno di Mosca, nonostante il fallimento di ieri, nello sforzo per giungere a un cessate il fuoco; ma ha anche avvertito che «la maggior parte dei miliziani [islamisti in Siria, specie a Idlib] sta andando in Libia per continuare a complicare la situazione».

 

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