Ieri pomeriggio il ministero della Salute del Kenya ha annunciato la presenza di tre nuovi casi certi, e alcuni casi sospetti. Il Municipio di Nairobi ha annunciato che il centro città sarà sanitized (come si dice in italiano? Google mi traduce “espurgato”) e anche le famiglie di strada, bambini inclusi, saranno sottoposte all’esercizio. Non si dice se dopo essere stati sanitized saranno rimessi nello stesso angolo di strada o se si sta pensando come sistemarli meglio. Jack mi manda un sms preoccupato, chiedendo: «E noi cosa facciamo?».
Nelle nostre case parliamo sempre coi bambini, e stiamo mettendo in pratica le direttive del Children Services di ricongiungere, quando possibile e ragionevole, i bambini alle famiglie di origine. Prevediamo che non saranno molti.
A Kivuli c’è il dispensario e ci sono altre attività che non potranno essere completamente chiuse, come la radio comunitaria che sta facendo un ottimo servizio, e abbiamo deciso che i bambini sarebbero esposti a troppi rischi. Entro oggi cercheremo di trasferirli tutti a Tone la Maji, che in caso di lockdown può più facilmente essere isolata dall’esterno e ha grandi spazi per giocare. Vedremo se ci sarà posto a Tone la Maji anche per in 22 bambini che gli stessi Children Services ci avevano affidato tre settimane fa e che avevamo messo a Ndugu Mdogo. Altrimenti li sposteremo a Kerarapon, dove pure siamo bene attrezzati. Quindi oggi sarà una giornata difficile, ma speriamo di aver fatto entro sera tutto il possibile per mettere i bambini al sicuro e di continuare a star loro vicini con affetto. Soprattutto noi abbiamo bisogno di loro.
Intanto nelle ultime 24 ore abbiamo visto diminuire la presenza delle persone nelle strade. Sono quasi completamente spariti gli europei. Ci aspettiamo che prima di fine settimana venga l’ordine di chiudere tutto e che tutti stiano a casa. La nostra Shalom House, abitualmente piena di gente, di incontri, seminari, workshop, organizzati da ong, si è svuotata e tutte le prenotazioni, sia internazionali che locali, sono state annullate. Baraza e La Cantina sono quasi vuoti. Abbiamo previsto di dare lunghe ferie al personale. Non è facile, i profitti della Shalom House ci permettevano fino al mese scorso di sostenere Tone la Maji senza contributi esterni. Fortunatamente la Casa di Anita non avrà conseguenze perché è in una bella posizione, vicinissima alla cittadina di Ngong ma abbastanza isolata e con ampi spazi di verde.
Abbiamo anche fatto sapere alle autorità che in caso di necessità Kivuli e la scuola Domus Mariae, temporaneamente vuote, saranno messe a disposizione per malati o per altri servizi sociali che potrebbero diventare necessari.
Padre Renato Kizito Sesana è un missionario che vive tra Nairobi (Kenya) e Lusaka (Zambia), città dove ha avviato case di accoglienza per bambini e bambine di strada (si chiamano Kivuli, Tone la Maji, Mthunzi…) e molte altre iniziative principalmente rivolte ai giovani, rendendoli protagonisti (come la comunità Koinonia). È cofondatore della onlus Amani, che dall’Italia sostiene la sua opera. Da giornalista, ha sempre avuto una viva attenzione alla comunicazione, dapprima come direttore di Nigrizia, quindi fondando a Nairobi la rivista New People e rendendosi presente sui mezzi di comunicazione keniani e internazionali.