«Nel KwaZulu Natal non c’è panico. La gente è tranquilla e sta mettendo in atto le direttive delle autorità pubbliche in modo disciplinato». Luigi Morell, padre bianco, missionario in Sudafrica, docente al St Joseph’s Theological Institute a Merrivale, traccia così il quadro della situazione dell’epidemia di Covid-19 nella regione orientale del Sudafrica.
Con più di 500 casi, la Nazione arcobaleno è uno dei Paesi più colpiti in Africa. Il presidente Cyril Ramaphosa ha ordinato il blocco di tre settimane di tutte le attività affermando che «i prossimi giorni saranno cruciali» per combattere la diffusione del coronavirus. «Quei Paesi che hanno agito in modo rapido e drammatico sono stati molto più efficaci nel controllare la diffusione della malattia – ha aggiunto –. Gli individui non saranno autorizzati a lasciare le loro case se non in circostanze strettamente controllate. Tutti i negozi e le attività commerciali saranno chiusi a eccezione di quelli che forniscono servizi essenziali. Saranno istituiti rifugi temporanei per i senzatetto. Solo il personale medico e di sicurezza sarà esonerato dal blocco».
Nel KwaZulu Natal, al momento, non si sono registrati morti. «C’è stato un caso solo nella nostra zona – continua padre Luigi –. Era un bianco che è rientrato dall’estero ed è stato messo in quarantena. Grazie alle cure mediche è guarito».
Per contenere un eventuale contagio, già da qualche giorno le scuole primarie e secondarie sono state chiuse (e lo rimarranno almeno fino al 16 aprile). A breve chiuderanno anche le facoltà universitarie. «La Chiesa cattolica – continua padre Luigi – non ha cessato le sue attività. Per limitare il contagio il vescovo ci ha chiesto, durante la messa, di non dare l’ostia in bocca, ma sulla mano, non far bere i fedeli dal calice, non fare il segno della pace e mantenere le distanze sulle panche. Nelle ultime settimane, poi, è stato aumentato il numero delle messe in modo tale che i fedeli non si assembrassero eccessivamente in poche celebrazioni. Di fronte alla serrata, però, penso che a breve cesseremo di celebrare le messe pubbliche come già avviene in alcuni Paesi europei, Italia inclusa».
Alla notizia dell’emergenza, alcuni negozi di Pietermaritzburg, il capoluogo della regione, sono stati presi d’assalto. «Molte persone temevano l’emergenza – osserva padre Luigi –, ma, al di là di alcuni casi isolati, non c’è stato un vero assalto agli esercizi commerciali e comunque da noi a Merrivale tutto è tranquillo. Io vado periodicamente nelle townships e vedo persone serene. Certo fanno attenzione, usano precauzioni, ma senza affanni».
Finora, le autorità pubbliche hanno assicurato la fornitura di acqua, cibo ed elettricità. «Se c’è cibo, acqua e corrente, la pace sociale è più facile da garantire – conclude padre Morell –. In ogni caso, adesso ci prepariamo a vivere in quarantena come già si fa in Europa. Sperando che i contagi siano ridotti al minimo e il virus non faccia vittime».
(Enrico Casale)