«Lubumbashi è in attesa. Finora non si sono registrati casi di coronavirus, ma è anche vero che non sono stati fatte analisi a tappeto. Quindi camminiamo sul filo del rasoio». Giovanni Marchetti, padre bianco, missionario attivo nella pastorale parrocchiale, descrive così la situazione nella capitale del Katanga, in Rd Congo. «Ufficialmente – prosegue – non siamo ancora stati toccati dal virus. In realtà, mi sembra impossibile che in una città grande come la nostra, dove esiste un aeroporto internazionale, nel quale transitano migliaia di persone provenienti da Asia ed Europa, non ci siano stati casi. Forse il Covid-19 è già tra noi, ma non lo sappiamo».
Il Katanga è una delle regioni più ricche della Rd Congo. Qui esistono ricche miniere di cobalto e, soprattutto, di rame, che vengono sfruttate da compagnie straniere. «La nostra regione è stata benedetta dalla natura ed è veramente ricca – continua padre Giovanni -. Lo sfruttamento delle risorse, però, non ha vere ricadute sulla società locale. I profitti rimangono nelle casse delle multinazionali. Qualche beneficio ce l’ha chi lavora nelle miniere o negli uffici delle grandi compagnie. La maggior parte della popolazione però vive alla giornata».
E proprio questo vivere alla giornata può diventare un problema. «Non si può fare un’autentica prevenzione – osserva -. Qui la gente ha come obiettivo primario guadagnare quel tanto che basta per sopravvivere. Certo, del virus si parla nelle strade, ma non è una priorità, forse lo diventerà quando si registreranno i primi contagi».
Nella Rd Congo il sistema sanitario è molto fragile. «Formalmente le cure sono garantite dallo Stato – osserva -, nei fatti, quando si sta male, si devono pagare i medici, i farmaci, i presidi medici, ecc. Abbiamo letto che qui a Lubumbashi un ospedale sarà attrezzato per fare fronte all’eventuale epidemia. Basterà? Speriamo, ma non ne sono sicuro. Se dovesse scoppiare davvero il contagio servirebbe molto di più che un ospedale. Questa città ha 1,8 milioni di abitanti non è uno scherzo bloccare un virus».
Nei giorni scorsi Felix Tshisekedi, il presidente della Rd Congo, ha annunciato misure restrittive: divieto di assembramento, feste sospese, celebrazioni religiose vietate, ecc. «La Chiesa cattolica – conclude padre Giovanni – ha sospeso tutte le celebrazioni: messe, funerali, matrimoni, ecc. La gente però non ha ancora preso coscienza del rischio che corre. I mercati sono pieni come al solito e così le strade. I trasporti pubblici e privati viaggiano regolarmente. Attendiamo e vediamo che cosa capiterà».
(Enrico Casale)