In Mali si vota. Ieri sera è terminata la campagna elettorale per le elezioni legislative. Domani, domenica 29 marzo, le urne saranno aperte.
Le organizzazioni della società civile e i candidati chiedono l’annullamento delle elezioni. Moussa Sinko Coulibaly e il suo partito, la Lega democratica per il cambiamento, hanno chiesto la sospensione di tutte le attività e hanno condannato «l’atteggiamento irresponsabile del governo maliano». Il principale partito di opposizione, l’Urd, Unione per la repubblica e la democrazia, ha denunciato il rapimento del suo leader Soumaïla Cissé, che era arrivato secondo nelle elezioni presidenziali del 2018.
A loro avviso la cancellazione delle elezioni sarebbe indispensabile per evitare il rischio di contagio da coronavirus. Alle esigenze sanitarie si salderebbe anche l’emergenza sicurezza: gran parte del Paese è infatti controllata dalle milizie jihadiste.
Il presidente della Repubblica, Ibrahim Boubacar Keïta, ha però negato la possibilità di un ulteriore rinvio (le elezioni si sarebbero dovute tenere nel 2018, ma sono state più volte rimandate). «Il voto – ha detto il capo dello Stato – è il punto di arrivo di un processo di dialogo. Neanche la pandemia Covid-19 potrà fermare questo voto».
In Mali sono stati identificati undici casi di coronavirus, ma si teme che siano molti di più. Le autorità sanitarie hanno vietato i raduni con oltre 50 persone e hanno imposto il coprifuoco. Negli ultimi giorni sono stati organizzati pochi incontri pubblici.