Una trentina di miliziani sono stati uccisi nel fine settimana nel distretto di Lubumbashi nel Katanga (Rd Congo). Fedeli all’ex signore della guerra Gédéon Kyungu Mutanga, i guerriglieri sono stati eliminati dalle forze di sicurezza. Negli scontri sarebbe stato ucciso anche un poliziotto.
Secondo l’associazione per i diritti umani Justicia sarebbero morti «sette aggressori» e un poliziotto nella città di Lubumbashi, 13 sarebbero stati eliminati a Likasi, nove a Kasumbalesa, la città di confine con lo Zambia, e due a Bunkeya , un’altra località di questa regione mineraria che possiede la più grande riserva mondiale di cobalto.
La polizia congolese ha parlato solo dei morti a Lubumbashi (sette aggressori e un ufficiale di polizia uccisi). Il sindaco di Likasi ha anche riferito di 13 aggressori uccisi nel suo comune.
La Ong Justicia denuncia una azione di «macelleria umana» condotta dalle forze dell’ordine e accusa l’esercito di «aver aperto il fuoco senza preavviso su questi miliziani», armati di coltelli e alcune vecchie armi da guerra. La Ong condanna però anche il «tentativo di destabilizzazione» condotto dai miliziani». Di fronte alla dura reazione delle forze dell’ordine, Gédéon Kyungu Mutanga avrebbe lasciato la sua residenza a Lubumbashi e avrebbe trovato rifugio in una zona segreta.
Kyungu Mutanga, ex leader ribelle secessionista, è stato condannato a morte nel marzo 2009 per «crimini di guerra, crimini contro l’umanità, insurrezione e terrorismo». Fuggito nel settembre 2011, è quindi riapparso in pubblico a Lubumbashi nell’ottobre 2016, durante una cerimonia ufficiale in suo onore.