Ieri sera, secondo quanto riferito dall’agenzia France Press, sono scoppiati a Niamey, capitale del Niger, violenti scontri tra le forze dell’ordine e alcuni residenti che si opponevano alle misure volte a contenere la diffusione del coronavirus, tra cui la sospensione delle preghiere collettive.
I primi incidenti sono avvenuti intorno alle 20 (ora locale) in un quartiere popolare della capitale: le forze dell’ordine sono intervenute con i gas lacrimogeni per disperdere le persone che avevano organizzato una preghiera collettiva in una moschea. Secondo i residenti, in breve tempo l’operazione ha generato violenti scontri: i manifestanti, principalmente giovani, hanno dato fuoco a pneumatici ed eretto barricate in strada con le pietre. Altre simili manifestazioni sono proseguite fino a tarda notte in altri quartieri della capitale.
Stando a quanto riporta il bilancio ministeriale pubblicato ieri sera, il Niger, uno degli Stati più poveri al mondo, dal 19 marzo ha registrato 648 casi di coronavirus e 20 decessi. Il 12 aprile il governo ha prolungato l’isolamento di Niamey dal resto del Paese oltre allo stato d’emergenza e al coprifuoco (dalle 19 alle 6 del mattino), chiudendo tutte le scuole e i luoghi di culto.