Gennaio 2020. Siamo in Camerun, nella Regione dell’Ovest, precisamente a Mangoum, a pochi passi dal Marché Central. Una di quelle località di cui Google Maps non conosce l’esistenza. Una decina di case costeggiano le strade arse dai fuochi del sole, i campi di stagione coltivati colorano il panorama. I platani sono alti e robusti, i banani ricrescono appena dopo l’alluvione. La manioca viene venduta a duemila franchi al secchio. Il mais si secca, steso su grandi teli bianchi, resistendo alla polvere e al vento alzato dalle macchine che sfrecciano sulle strade non ancora asfaltate. Mangoum è una località di legname e fiori. Dall’altro lato della strada, una scuola primaria finanziata dai francesi, una piccola chiesa evangelica battista e poi un fiume. Un fiume che inizia e finisce nella stessa conca d’acqua dove William viene battezzato.
La conversione
William sente il desiderio di essere parte di una realtà più grande di quella del piccolo villaggio di Soukpen, dove vive con i suoi “fratelli” in una comunità di reinserimento sociale per ex detenuti e ragazzi di strada. Qui William ha imparato a vivere in comunione con sé stesso e con gli altri. Qui William ha compreso gli errori fatti e ha saputo dar voce a quel suo nuovo io che cerca un riscatto. William non ha più paura di urlare al mondo intero gli errori commessi, e così fa la sua voce amplificata dal megafono poco prima di immergersi nell’acqua dalla quale uscirà con camicia bianca e occhi lucidi. Insieme a lui, nella piccola chiesa battista di Mangoum, altri cinque ragazzi e ragazze della medesima età decidono di avvicinarsi a questa confessione e, come Gesù nel fiume Giordano, di attraversare a piedi scalzi le acque di questo cammino di redenzione e purificazione. Gli spiriti dei familiari sono caldi come i termos già pronti a servire il cous cous per festeggiare il grande giorno.
Sincretismo africano
In Cameroun circa il 70% della popolazione è di fede cristiana. Cattolici e protestanti condividono il medesimo fertile terreno religioso del Paese e del continente, dove nel corso dei secoli hanno seminato e prosperato una pluralità d’identità multietniche e religiose. I monoteismi esportati dagli europei ancora oggi sono influenzati dalla religione africana tradizionale: è dunque difficile affermare che un africano possa ritenersi cristiano integralmente, al cento per cento. Cristianesimo e animismo si fondono in una simbiosi religiosa che in Africa diviene un vero e proprio stile di vita, che s’incarna e si riscontra in ogni singolo momento del quotidiano. Tensione e ispirazione di queste due esperienze religiose si ritrovano nei balli e nei ritmi bamileke che accompagnano il pellegrinaggio al fiume nel giorno del battesimo.
Il potere dei riti
Ritrovo la tensione dell’animismo nei piccoli ma potenti totem di pietre e legnetti davanti alle case dei pastori battisti e l’ispirazione cristiana nel segno della croce prima di bere un bicchiere d’acqua. Un tessuto permanente e permeabile, quello animista, un teatro ricco di personaggi mascherati, gli stessi presenti nelle prime file della messa domenicale delle più svariate parrocchie del Paese. È li che il teatro diviene realtà. Il teatro, i riti. Quanti tentativi per negarne il potere. Nel mondo occidentale, generazioni e generazioni si sono mosse e affannate per porre fine a tutti quei riti che regolavano, a volte teatralmente, la vita quotidiana. In Africa no. I riti occupano un posto privilegiato nelle case di tutti, nella vita di tutti, tutti i giorni. Così come nelle chiese cristiane che, piccole o grandi che siano, vivono secondo l’imperativo del sacro e del sacrificio. I riti. Quegli spazi più o meno ampi nei quali la dignità umana trova la sua espressione. Uno spazio altrimenti soffocato dall’orologio impazzito del giorno e della notte in una società come quella camerunese, che non si ferma mai.
Il battesimo di William
Il battesimo di cui racconto non si consuma nel semplice atto d’immersione ma piuttosto prende forma attraverso i piccoli scenari che lo precedono e lo seguono. Prima dell’apertura della chiesa di Mangoum sono i giovani, che presto saranno parte della comunità, a provvedere alla pulizia e alla preparazione delle sedute sulle quali verranno accolti parenti e amici. I segnali sono chiari: una balai (attrezzo tipicamente assemblato con piccole fibre di rafia presente in ogni luogo per provvedere alla sua pulizia), lo spirito forte e la prontezza di giovani uomini e donne che stanno crescendo e che si prendono cura dei luoghi sacri della loro comunità. Una scritta in inglese (siamo al confine tra zona anglofona e francofona) invita a spegnere i cellulari. Quando tutto è pronto vengono invitati gli accompagnatori a partecipare attivamente alla cerimonia portando doni e omaggiando i protagonisti del rito con canti e danze. I pastori battisti accompagnano i singoli battezzandi davanti all’altare, un treppiedi foderato da un bianco lenzuolo, sul quale verranno poi raccontate la vita e le prospettive di ciascuno. Sono i pastori stessi che guideranno i battezzandi nel fiume dove s’immergeranno.
Cambio d’abiti
Il rito vuole che la scelta d’intraprendere la strada del battesimo sia preceduta da un cammino vocazionale, qualcosa di simile alla formazione catechista che la Chiesa cattolica propone. Il cammino vocazionale viene rappresentato, letteralmente messo in scena, attraverso un corteo che accompagna tutti i partecipanti al fiume dove presto verranno battezzati. Durante la marcia tutto è manifestazione di cambiamento: cambia il ritmo dei tamburi che scandisce quello dei passi, da ultimi che erano progressivamente i battezzandi si spostano fino in cima alla sfilata e si cambiano d’abito in segno di rispetto per le acque che gli accoglieranno. Sono abiti di una vita vecchia, passata, sono abiti che raccontano ciò che si è stati. Una volta giunti alle sponde del fiume, uno alla volta, i giovani salutano la loro vecchia vita. Lo fanno pubblicamente, il megafono è alto. William dice arrivederci agli errori che ha commesso, saluta quel che era, non lo rinnega ma si dona semplicemente una seconda opportunità. E così fanno tutti, uno dopo l’altro, una dopo l’altra. Ad attenderli è il pastore: già immerso e ricoperto d’acqua fino all’altezza del bacino. Il fiume è uno specchio, tutto vive due volte: nella realtà e nel riflesso dell’acqua. William viene accompagnato sino al fiume da Père John, sua fedelissima guida, e poi lasciato proseguire da solo. Un fazzoletto bianco stretto tra le mani e poi un tuffo di testa, benedetto da tutti i presenti. Dall’altra parte del fiume, sulla riva opposta, sono i suoi fratelli e le sue sorelle ad aspettarlo per ripartire insieme. Poi sarà il turno di Cacharel, di Romuald, poi ancora di Faith e Calixte, che accompagneranno, sfilando, il corteo di ritorno sino alla piccola parrocchia battista di Mangoum, dove tutto ha avuto inizio.
(Camilla Gramegna)