Tra i tanti argomenti africani da cui ci ha “distratti” il Covid-19 c’è anche la transizione dal franco CFA alla nuova valuta chiamata ECO, che era stata annunciata a dicembre. Il governo francese ieri ha recepito il disegno di legge che conferma il passaggio.
Il testo ribadisce l’accordo di cooperazione firmato il 21 dicembre ad Abidjan dal presidente Emmanuel Macron e dai governi degli otto stati che fanno parte dell’Unione monetaria dell’Africa occidentale (UEMOA). La tempistica non è stata ancora definita, il ritiro dei rappresentanti francesi dagli organi di governo monetario africani e la fine dell’obbligo di deposito di metà delle riserve estere della BCEAO a Parigi è a questo punto legge.
«Questa fine simbolica doveva essere parte di un rinnovamento del rapporto tra Francia e Africa e permetterà di scrivere una nuova pagina nella nostra storia», ha commentato la portavoce del governo francese Sibeth Ndiaye. In questa nuova pagina Parigi, seppur con rinnovata discrezione, intende essere presente. L’emancipazione monetaria dei paesi che adotteranno l’ECO non sarà infatti completa. La Francia manterrà una sorta di ruolo di garante che sembra piacere agli investitori ma sta attirando anche varie critiche.
La parità con l’euro del franco CFA dovrebbe essere mantenuta tale e quale nell’Eco (1 euro = 655,96 franchi CFA) ma su questo punto si prevedono cambiamenti quando la nuova moneta comune entrerà in corso. Nella foto d’apertura sono evidenziati gli stati africani in cui è in vigore il franco CFA: in verde quelli aderenti all’UEMOA (Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal, Togo); in rosso quelli aderenti alla CEMAC, ossia la Comunità Ecinomica e Monetaria dell’Africa Centrale (Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Rep. Centrafricana, Congo Brazzaville).