Sudan | L’economia vacilla (e non solo)

di Enrico Casale
Sudan

In Sudan, se la politica ha trovato un suo equilibrio, non c’è invece pace per l’economia. Secondo i dati ufficiali, forniti dall’Ufficio centrale di statistica di Khartoum, il tasso di inflazione che a marzo si era attestato intorno all’82%, ad aprile è schizzato al 99% a causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari di cereali, in particolare carne, latte e pane.

L’aumento dell’inflazione, la scarsità di valuta estere e l’enorme debito pubblico sono tra le sfide più urgenti per il governo di transizione. Il mese scorso, le autorità sudanesi hanno deciso di aumentare il prezzo del pane: oggi con una sterlina sudanese (circa 2 centesimi di euro) si può acquistare solo una pagnotta da 50 grammi, fino a pochi mesi fa si comperava una pagnotta da 70 grammi. La situazione potrebbe migliorare grazie all’esclusione da parte degli Usa del Sudan dalla lista dei Paesi non cooperanti nella lotta contro il terrorismo. Ciò potrebbe infatti permettere al Paese di accedere ai programmi di finanziamento internazionali.

L’aumento del prezzo del pane era stato il fattore scatenante delle prime manifestazioni di piazza contro Omar al-Bashr nel dicembre 2018. Le manifestazioni di massa erano continuate per mesi prima che l’esercito deponesse l’11 aprile 2019 il presidente che aveva governato per più di 30 anni.

Dopo l’uscita di scena di al-Bashir, i militari e le forze civili protagoniste della rivoluzione, riunite sotto l’ombrello delle Forze per la Libertà e il Cambiamento (Ffc nell’acronimo inglese), hanno siglato un accordo politico per la creazione delle istituzioni transitorie che reggeranno il paese fino alle prossime elezioni, in programma nel 2022.

In virtù di tale accordo, a esercitare le funzioni di Capo di Stato è il Consiglio Sovrano, un organo collegiale misto (civile e militare), guidato per i primi 21 mesi da un militare (generale Abdel Fattah al-Burhan) e per i successivi 18 da un civile. Il governo è attualmente presieduto da Abdallah Hamdok, già vicedirettore esecutivo della Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Africa, ed è composto da civili. Finora il governo e il Consiglio Sovrano hanno operato in maniera perlopiù concorde per difendere e promuovere la democratizzazione del Paese, ma l’equilibrio istituzionale resta fragile a causa dell’antica diffidenza che permane tra i civili e i militari.

Le nuove istituzioni sudanesi si trovano di fronte numerose sfide. Oltre all’economia di forte difficoltà, il carattere laico delle nuove istituzioni ha stimolato di recente la nascita di alcune cellule terroristiche locali e il rischio terrorismo nel Paese si è fortemente innalzato a seguito dell’attentato contro il presidente Hamdok il 9 marzo. Il nuovo governo è anche impegnato nella difficile pacificazione di alcune regioni da tempo in tensione con Khartoum tra cui, in particolare, il Darfur, il Nilo Azzurro e il Sud Kordofan. Nonostante vadano avanti da mesi negoziati di pace tra il governo e le milizie e siano stati firmate alcune prime intese di principio, un accordo di pace generale non è ancora stato raggiunto a causa della mancata partecipazione al tavolo delle trattative di alcune sigle ribelli, nonché per il carattere spinoso di alcune questioni, specialmente quelle relative al disarmo dei ribelli e il loro reintegro nelle forze armate.

La strada è ancora lunga verso un Sudan stabile e democratico.

(Tesfaie Gebremariam)

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