Ancora tensioni tra Egitto, Etiopia e Sudan. L’oggetto della discordia è sempre la Grande diga del rinascimento, l’enorme sbarramento in costruzione sul Nilo Azzurro (il maggior affluente del Nilo). Da mesi i rappresentanti dei tre Paesi stanno discutendo dei flussi di acqua da rilasciare dal bacino che si creerà. In palio la sopravvivenza del Sudan e dell’Egitto che traggono dal fiume la maggior parte delle risorse idriche per la popolazione e per le attività agricole e industriali.
Il ministro degli Affari esteri dell’Etiopia ha avvertito che il suo Paese potrebbe non tornare al tavolo dei negoziati se l’Egitto dovesse uscire dall’attuale ciclo di colloqui.
L’Egitto teme che il progetto consentirà all’Etiopia di controllare il fiume più lungo dell’Africa e chiede quindi il rilascio di una quantità maggiore di acqua. Ma Addis Abeba finora non ha ceduto, nonostante le pressioni degli Stati Uniti e delle organizzazioni internazionali. Parlando con i giornalisti ad Addis Abeba martedì, il ministro degli Affari esteri dell’Etiopia Gedu Andargachew ha accusato il Cairo di ostinazione. Ha detto che l’Egitto è presente ai colloqui, ma sta trattando separatamente su altri tavoli.
Il mancato raggiungimento di un’intesa potrebbe scatenare forti tensioni tra le tre nazioni. Sotto il presidente Mohammed Morsi, l’Egitto aveva addirittura minacciato un intervento militare per bloccare la costruzione dello sbarramento.