Black Lives Matter, le vite dei neri contano. Bisogna difendere la gente con la pelle nera. L’orgoglio nero è giusto e corretto. Ma allora perché le donne africane si sbiancano la pelle? Perché in Africa, la terra dei neri, si fa carriera solo se la pelle non è scura? A porsi questa domanda provocatoria è stata Yvonne Okwara, keniana, anchor woman di Citizen Tv. «In queste settimane – sostiene la giornalista in un tweet – si parla di discriminazione. Ma dobbiamo anche riflettere sulla nostra cultura in questa parte del mondo […] Le ragazze e le donne dalla pelle scura sono trattate in modo diverso».
Il fenomeno del «colorismo», cioè dello sbiancarsi la pelle, ha alimentato un’industria cosmetica che punta a modificare la colorazione naturale della cute rendendola meno scura.
Nel 2017, l’Organizzazione mondiale della Sanità ha pubblicato uno studio che dimostra come il 77% delle donne nigeriane si sbianchino la pelle, seguite dalle ragazze sudafricane, quelle senegalesi, togolesi e maliane. Le creme che schiariscono la epidermide vanno molto di moda tra le ragazze tra i 21 e i 35 anni. Dietro a quella che sembra una banale scelta di make-up, c’è però altro.
Anzitutto c’è un’emergenza sanitaria. Due terzi delle ragazze che utilizzano le creme sbancanti non ne conoscono i rischi perché sono analfabete o hanno frequentato solo le scuole elementari. L’altro terzo invece sa a cosa va incontro, ma lo fa comunque per riaffermare la propria bellezza e perché, a loro modo di vedere, gli uomini «preferiscono le donne chiare di carnagione».
Così, le ragazze, attratte da pubblicità onnipresenti in tutte le città africane, si fanno abbindolare e acquistano prodotti smerciati come ultimi ritrovati della cosmesi francese o americana, ma che in realtà sono «made in China». Le creme a effetto schiarente sono diventate il quarto prodotto più usato dalle casalinghe delle metropoli del continente dopo il sapone, il tè e il latte. Sono però prodotti altamente tossici.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità avverte che lo sbiancamento della pelle può causare danni al fegato e ai reni, psicosi, danni al cervello nei feti e cancro. «È molto pericoloso per le donne in gravidanza assumere compresse per lo sbiancamento», avverte Catherine Tetteh, fondatrice della Melanin Foundation, un’organizzazione non governativa con sede a Ginevra che si batte contro lo sbiancamento della pelle. I prodotti iniettabili sono «i più pericolosi disponibili ora sul mercato, perché non sai cosa contengano le iniezioni vendute sui mercati informali», spiega Shingi Mtero, professore universitario sudafricano in un’intervista con Africa Renewal.
Oltre all’emergenza medica, c’è però anche un fattore culturale. «[Nel tempo è stato fissato] lo standard […]: pelle chiara = bellezza = opportunità = lavoro = ricchezza = buon matrimonio = bei figli – ha scritto Yvonne Okwara -. Sono questi atteggiamenti che hanno alimentato l’industria dello sbiancamento della pelle. Le ragazze non ce la fanno a combattere gli stereotipi, a dover dimostrare con fatica le loro qualità […] e quindi si sono arrese a questa mania». Per una donna nera è quindi difficile se non, talvolta, impossibile fare carriera e imporsi per le proprie qualità. Allora prende la scorciatoia dello sbiancamento.
«A tutti noi piace concentrarci sui problemi altrui, ma la carità inizia a casa. Prima di difendere il movimento Black Lives Matter, […] dite [agli uomini e alle donne africane] di amare la loro pelle. Dobbiamo ripensare a cosa ci ha portato [in questa condizione] e come siamo arrivati qui».
La stessa Yvonne Okwara ha vissuto la discriminazione. «Non è stato facile per me – ha scritto -. È difficile soprattutto nel settore della comunicazione. Ho subito direttamente il privilegio che la pelle chiara ha dato ad altri. Ma li ho visti scappare come assassini, quando sono stata promossa a un livello superiore. Siccome non avevo l’aspetto [giusto], dovevo usare il cervello, dovevo essere più intelligente, mettere in campo tutte le mie qualità. Non è stato facile. A volte è estenuante, ma anche gratificante quando riesci a spuntarla».
(Tesfaie Gebremariam)