Ruanda | Covid-19, rieducato chi non rispetta le norme

di Enrico Casale
coronavirus in ruanda

I ruandesi sorpresi a infrangere il coprifuoco o che non indossano le mascherine sono costretti a lunghe sessioni di rieducazione. Le autorità li costringono a recarsi negli stadi per conferenze notturne nelle quali si parla dei pericoli del coronavirus. Così, ogni sera, negli stadi di tutto il Paese, vengono lanciati messaggi di salute pubblica da grandi altoparlanti. E gli spettatori, seduti ad almeno un metro di distanza uno dall’altro, sono costretti ad ascoltarli.

Le sessioni – condotte sotto la sorveglianza di guardie armate – si concludono intorno all’alba, quando i presenti vengono rimandati a casa con l’ordine rigoroso di auto-quarantena. La stampa è spesso invitata a partecipare a questi eventi, in modo che le immagini trasmesse di coloro che vengono sottoposti alla rieducazione possano fungere da dissasione per la popolazione a casa.

Le autorità di Kigali mantengono un approccio duro nei confronti dei cittadini per arginare la diffusione del virus. Dalla metà di luglio, i dati ufficiali segnalano che sono state circa 70.000 le persone accusate di aver ignorato il coprifuoco delle 2100 o l’obbligo di indossare le mascherine.

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