Oggi il governo di accordo nazionale (GNA) di Tripoli ha dichiarato il cessate il fuoco ordinando ai militari di sospendere le operazioni di combattimento. Lo riporta oggi l’agenzia Reuters citando una nota ufficiale. Il governo di Tripoli ha specificato che il cessate il fuoco prevede la demilitarizzazione delle aree di Sirte e al-Jufra (come previsto dagli accordi di sicurezza) e indetto le elezioni presidenziali a marzo. Anche Aguila Saleh, presidente del Parlamento della Libia orientale fedele al comandante Khalifa Haftar, ha ordinato a tutte le fazioni la cessazione delle ostilità.
Il governo di accordo nazionale (GNA) di Tripoli ha quindi chiesto il sostegno della Comunità Internazionale per l’implementazione del processo politico e l’accelerazione della formazione di un nuovo Consiglio presidenziale. «L’Esercito Nazionale sta lavorando per proteggere la sovranità della Libia. Non accetteremo alcuna divisione del Paese e cercheremo di unificare le istituzioni statali», ha dichiarato Serraj, sottolineando che «i proventi del petrolio non saranno redistribuiti finché non sarà raggiunto un accordo politico». Il Parlamento ha aggiunto che tutti le questioni militari saranno discusse sotto la guida delle Nazioni Unite.
Intanto si registrano le prime reazioni alle importanti novità sul fronte libico. Questo il commento del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi: «Accolgo con favore le dichiarazioni del Consiglio presidenziale libico e della Camera dei rappresentanti per un cessate il fuoco e la fine delle operazioni militari. È un passo importante per ristabilire la stabilità nel Paese». Quanto all’Italia, questo si legge in una nota diffusa oggi dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale: «L’Italia, che ha sostenuto in maniera costante e attiva gli sforzi dell’Onu nel quadro del processo di Berlino assieme ai principali partner Ue, accoglie con grande favore i comunicati emessi oggi dal Consiglio presidenziale e dalla Camera dei Rappresentanti dello Stato della Libia in merito ad alcuni principi fondanti di un percorso condiviso per superare l’attuale stallo istituzionale nel Paese, a partire da una immediata cessazione delle ostilità e dalla riattivazione della produzione petrolifera».