La foto in apertura è stata scattata a Kampala negli anni ’40. Ritrae un gruppo di donne in gomesi (l’abito tradizionale) che ballano davanti al Parlamento. Al centro, anche lei in gomesi, c’è una donna che potrebbe sembrare europea. In realtà è di origine indiana. Si chiama Sugra Visram e, per quanto assente dai manuali scolastici, è stata una figura rilevante nella storia ugandese: grazie a lei, negli anni ’50, è stato introdotto nel paese lo strumento della pianificazione famigliare. La sua vicenda – il perché e il per come del suo passaggio in Africa, la scelta di farsi baganda (l’etnia maggioritaria) e di impegnarsi attivamente per il riconoscimento dei diritti e dei bisogni delle donne, l’ingresso in politica e l’elezione in Parlamento, l’esilio a Londra in seguito all’espulsione degli asiatici decretata da Idi Amin… – è stata recentemente ricostruita e raccontata al pubblico ugandese grazie a Wulira, un podcast realizzato da un gruppo di donne molto attive sul piano politico e culturale. La produttrice Rebecca Rwakabukoza e le co-conduttrici Jacky Kemigisa e Godiva Akullo, giornalista la prima, avvocato la seconda, sono interessate alla storia del loro paese, soprattutto nelle sue interconnessioni con l’attualità, e hanno inventato questa trasmissione per parlarne con molto humor e un linguaggio accessibile. Sugra Visram era scomparsa dalla memoria collettiva. Un quarto d’ora di podcast ha permesso di riportarla in vita e di accendere la curiosità dei più giovani, che per molte ragioni sanno poco del loro passato.
Coltivare l’interesse per la storia e per le proprie radici in Africa non è semplice: la storia locale ha raramente trovato spazio nei programmi scolastici, gli archivi sono spesso inaccessibili, i documenti di difficile consultazione e, in generale, l’interesse per la lettura è in declino anche qui. Internet e le nuove tecnologie però stanno offrendo agli appassionati nuove possibilità. Nel continente, infatti va delineandosi una nuova generazione di storici (di professione o per passione) che usa la rete per fare ricerca, (ri)portando alla luce brani inediti di storia locale e per condividere i frutti del proprio lavoro. Rwakabukoza e le sue socie non sono, in altre parole, un’eccezione ma l’esempio di un trend più generalizzato che non possiamo che salutare con favore. Succede in Uganda, ma anche in Kenya, Nigeria e altri paesi ancora. D’altra parte in Africa la diffusione di smartphone cresce in modo esponenziale. Per limitarci ai paesi citati, possiamo ricordare che gli abbonamenti alla telefonia on line, nel 2018, erano ben 57,27milioni in Uganda, 49,5 in Kenya e 172, 73 in Nigeria (fonte: www.statista.com).
Ecco, di seguito, tre esempi di progetti storico-digitali che meritano la nostra attenzione. Se ne cososcete altri e voleste segnalarceli, ve ne saremo grati (nel caso, scrivere a stefania@africarivista.it).
HistoryKE Progettato come un museo online per consentire alle persone di conoscere e apprezzare la storia del Kenya, pubblica fotografie scattate in vari momenti della storia del Kenya su Facebook, Instagram e Twitter. Le fotografie variano da quelle scattate durante l’era coloniale del Kenya; alle scene di strada di Nairobi, Mombasa o Kisumu nel corso dei decenni; a politici, funzionari coloniali e / o fotografie antropologiche coloniali.
History in Progress Uganda Questo sito web raccoglie e digitalizza vecchie fotografie scattate in Uganda e dintorni, provenienti da archivi istituzionali e personali. È stata fondata da due artisti Andrea Stultiens e Canon Griffin che pubblicano anche fotografie su Facebook e Twitter. In entrambi, i commenti sono spesso pieni di persone che condividono ricordi del periodo di tempo o del luogo dell’immagine o, occasionalmente, segnalano un nonno o un bisnonno. Il pubblico a volte guida anche il team di progetto nella direzione di ulteriori archivi fotografici. Questa interazione garantisce un rapporto sempre più personale tra il pubblico e la storia condivisa, oltre a far crescere gli archivi del progetto.
The Nigerian Nostalgy Projects Si tratta di un’organizzazione incentrata sull’identità della cultura popolare che raccoglie, preserva, riconfeziona e ridistribuisce elementi sia dell’esperienza etnica sia di quella storica nigeriana. Il progetto aggrega immagini digitali, documenti, byte sonori e riprese video da una pluralità di fonti pubbliche e private e li utilizza per promuovere un attento esame di coscienza e una riconnessione agli ideali fondamentali della Nigeria. Le sue attività principali supportano l’istruzione, la ricerca, l’analisi e la scrittura delle storie nigeriane, nonché l’accesso del pubblico a tali storie, come elemento critico per lo sviluppo nazionale collettivo. Negli anni si è creata un community enorme e un archivio virtuale straordinario.
(Stefania Ragusa)