La raccolta dei molluschi è un’attività tramandata da molte generazioni nei villaggi congolesi del Parco Marino delle Mangrovie, là dove il fiume Congo incontra l’Atlantico. La gente vive sospesa su acque salmastre grazie a incredibili isole di conchiglie
La donna riemerge dalle acque torbide con una manciata di conchiglie, che getta sul fondo della sua fragile piroga. Ha i vestiti lerci e inzuppati, il respiro affannoso, l’aria esausta. Si immerge fino a quattro metri di profondità: là il fondale vischioso del fiume regala le sue perle segrete, le vongole giganti che da tempo immemorabile sfamano le comunità locali. Siamo alle estreme propaggini sud-occidentali della Repubblica democratica del Congo, tra le città di Boma e Muanda, in quel lembo di territorio a forma di collo d’imbuto che si insinua tra il Congo (quello che ha per capitale Brazzaville) e l’Angola.
Tra fiume e oceano
Qui il fiume Congo (il secondo più lungo dell’Africa dopo il Nilo) raggiunge l’Atlantico dopo 4374 chilometri nel cuore del continente. È un luogo di frontiera, politica e geografica, sospeso tra fiume e oceano, tra terre argillose e acque salmastre. L’aria è pregna di umidità, il paesaggio è rigoglioso e selvaggio. Il Parc Marin des Mangroves, istituito nel 1992, con il suo intricato labirinto di canali naturali protegge lo straordinario habitat caratterizzato da foreste di mangrovie (piante legnose e intricate, che affondano le loro radici nelle acque scure) e una ricca fauna: pesci anfibi, tartarughe, lucertole, granchi, aironi, martin pescatori, pappagalli. Ma anche ippopotami e lamantini (mammiferi acquatici di grandi dimensioni che si muovono con lentezza).
La fusione tra l’ambiente fluviale e quello marino ha creato un habitat straordinario, dove l’uomo convive in precario equilibrio con una natura esuberante. Gli uomini dei poveri villaggi della zona vanno a pescare con le loro canoe motorizzate là dove la corrente del fiume si scontra con le maree e le onde dell’oceano. Vanno in cerca di pesci gatto e altre specie ittiche d’acqua dolce e salata, che tenteranno di vendere nei mercati di Kinshasa.
Compito femminile
Alle donne è invece affidata la raccolta delle vongole, attività che da sempre contraddistingue l’economia locale. Si tratta di molluschi, racchiusi in gusci scuri grandi quanto il palmo della mano, le cui carni sono una vera prelibatezza per la popolazione. Che questo tipo di raccolta sia una tradizione antica lo si capisce osservando il paesaggio: decine di piccoli villaggi dalle capanne di paglia sorgono su vere e proprie isole formate dalle conchiglie vuote accumulate dalla popolazione in centinaia di anni.
Le comunità di Kimwabi e Kizumba, per esempio, sarebbero inghiottite dalle acque se i loro antenati non avessero accumulato milioni di nicchi (gli involucri che proteggono i molluschi), che il tempo e il sole hanno provveduto a sbiancare. «Noi abbiamo la responsabilità di proseguire questo compito prezioso che garantisce cibo e casa», racconta la donna che sta riguadagnando terra con la sua piroga.
Attività vitale
L’arte della raccolta, che avviene in particolare nella stagione secca, viene tramandata di generazione in generazione. Le madri la insegnano ai figli, subito coinvolti non appena hanno l’età di cinque-sei anni. «I nostri bambini ci aiutano ad aprire i gusci per estrarre e pulire i molluschi», spiega la raccoglitrice di vongole, aggiustandosi l’orecchino bagnato, al termine di una faticosa giornata di lavoro.
«La raccolta inizia alle prime luci dell’alba – racconta –. Il pomeriggio è dedicato alla preparazione degli spiedini di molluschi. Una piccola parte serve a sfamarci, il resto è destinato alla vendita lungo la strada che porta alla capitale». Sono migliaia coloro che sopravvivono grazie alle vongole. A minacciare questa attività vitale, identica da secoli, sono i cambiamenti climatici ora in corso, che potrebbero alterare il delicato equilibrio ambientale impedendo ai molluschi di riprodursi. «Alterazioni minime di temperatura e di livello delle acque sarebbero fatali – avvertono i responsabili del Parco Marino delle Mangrovie –. Benché la raccolta dei molluschi non sia una minaccia, perché condotta su piccola scala con metodi tradizionali, negli ultimi anni abbiamo notato una diminuzione delle vongole disponibili. Non era mai accaduto prima».
(testo di Marco Trovato – foto di Kris Pannecoucke / Panos / Luz)