Mentre si susseguono gli aggiornamenti sui futuri possibili vaccini anti covid-19, in Africa sta iniziando uno studio clinico mirato a individuare la migliore cura possibile per i casi lievi o moderati della malattia, da adoperare in una fase precoce, così da evitare poi picchi di ricoveri in ospedale.
Battezzata “Anticov”, l’iniziativa coinvolge 13 Paesi africani, una rete internazionale di 26 istituti di ricerca ed è coordinata dall’ong di ricerca medica Drugs for neglected diseases initiative (Dndi).
Lo studio clinico sarà realizzato presso 19 centri su 2.000 a 3.000 pazienti non ricoverati, affetti da una forma leggera o moderata di covid-19. Anticov determinerà poi se una cura precoce può prevenire l’evoluzione della malattia verso una forma più severa.
«L’Africa è riuscita a evitare l’impennata di mortalità elevata osservata in altri Paesi. Ma con la riapertura delle frontiere e la fine dei confinamenti, dobbiamo tenerci pronti», ha detto la dottoressa Borna Nyaoke, capo progetti clinici della Dndi.
In una fase iniziale, la ricerca si concentrerà su trattamenti con antiretrovirali lopinavir/ritonavir (LPV/r) e con l’idroxiclorochina (Hcq) già usata nelle cure contro la malaria, e da diversi mesi la cura standard usata in molti Paesi africani contro il covid-19.
Il consorzio è finanziato principalmente dal ministero federale tedesco dell’istruzione e della ricerca attraverso l’lstituto di Credito per la Ricostruzione (Kfw) e dall’Agenzia per la salute mondiale Unitaid, con sede a Ginevra.
Fanno parte dell’iniziativa istituti di ricerca basati in Europa e in Africa, come ad esempio l’Istituto di ricerca biomedica della Repubblica Democratica del Congo, il Centre for Research in Therapeutic Sciences keniano, il centro Muraz del Burkina Faso, l’Ifakara Health institute della Tanzania, o ancora il Centro Pasteur del Camerun.