Il mondo della letteratura perde un grande narratore, John le Carré, diventato famoso con “La spia che venne dal freddo”. Lui stesso spia al servizio della Corona britannica, poi diplomatico, ha saputo, attraverso le sue spy story stravolgere lo stereotipo dell’agente dei servizi segreti incarnato nello 007, descrivendo uomini con le stese ansie, le stesse paure, le normalità di tutti gli uomini. Guardando i vari 007 si poteva dire: è quello che vorrei essere, leggendo i personaggi di Le Carré, si può dire: è quello che sono. Le Carré, tuttavia, ha esercitato il suo talento anche attraverso storie emblematiche che, guarda caso, sono state ambientate nel continente africano come “Il giardiniere tenace”, affrontando il tema di Big Pharma e poi con “Il canto della missione”, ambientato nel Congo orientale. Una storia avvincente, mozzafiato, che si dipana in un luogo straordinario ricco di contraddizioni. Le Carré, seppur attraverso la finzione, ci racconta un paese dove si accaniscono faccendieri senza scrupoli, multinazionali affamate di materie prime, governi corrotti, e, solo sullo sfondo, ma molto in fondo, ci sono i popoli. Altro che finzione.
Il romanzo racconta di un certo Bruno Salvador, detto Salvo, “figlio del peccato” di un missionario irlandese e di una ragazza congolese. Dopo un’infanzia tormentata trascorsa in un istituto religioso nella provincia del Kivu è stato cresciuto in Inghilterra, dove ha perfezionato i suoi studi. A ventuno anni è già uno stimato e ricchissimo interprete di lingue africane. In molti, infatti, chiedono i suoi servigi, compreso il governo britannico e le sue agenzie, anche quelle più segrete. Fa da interprete in un incontro segretissimo tra un consorzio di investitori internazionali e alcuni signori della guerra che arrivano dal Congo. Ed è proprio in questo incontro che la vita di Salvo ha una svolta drammatica. All’inizio, infatti, la riunione era ispirata alla volontà di rendere la nazione africana un luogo in cui i principi del libero commercio possano trovare sviluppo nell’ambito di un graduale e necessario processo di democratizzazione. Ma ben presto Salvo sarà costretto a fare i conti con una triste verità popolata di voraci affaristi che considerano l’Africa terreno di conquista, governi corrotti, collusioni e bieche cospirazioni finalizzate alla gestione del potere. Salvo dovrà decidere tra la fedeltà assoluta alla Corona e alla propria coscienza.
Con “Il canto della missione”, Le Carré torna agli argomenti già affrontati nel “Giardiniere tenace”. Dalle contraddizioni della modernità, allo scellerato esercizio della politica piegata agli interessi delle multinazionali, alle trame a danno dei più deboli. Le Carré, così, costruisce un appassionato romanzo in cui i temi dell’impegno civile si mescolano alla movimentata suspence del thriller e dalla spy story.
(Angelo Ravasi)