Non è una semplice rivista. È un legame tra due comunità, quella tunisina e quella italiana. Un legame che affonda le radici nella storia e dalla storia trae linfa per rafforzare l’amicizia tra la sponda settentrionale e quella meridionale del Mediterraneo.
Il Corriere di Tunisi ha una storia secolare. Il primo numero venne dato alle stampe nel 1869. “Le pubblicazioni però vennero interrotte negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso dalla Francia allora potenza coloniale – spiega al mensile Africa e Affari Silvia Finzi, docente di Lingua e letteratura italiana a Tunisi e attuale responsabile del periodico -. Allora quella italiana era la comunità più grande del Paese, anche più grande di quella francese. Esistevano 120 testate in lingua italiana di diversa tendenza. Questo disturbava Parigi che decise di sopprimerle tutte per evitare che si diffondesse troppo la lingua e l’influenza italiana”. Un divieto acuito dai contrasti nati con l’ascesa del fascismo in Italia e poi con la seconda guerra mondiale.
“Anche dopo la guerra – sottolinea Silvia Finzi -, la Francia non voleva che l’influenza italiana crescesse e ha mantenuto il divieto di pubblicazione. Solo nel 1955, con il ripristino delle normali relazioni diplomatiche tra Roma e Parigi, anche in Tunisia si è registrata una distensione”. Ed è proprio in questo contesto che Giuseppe Finzi, titolare di una tipografia nata nell’Ottocento per iniziativa di Giulio Finzi, un carbonaro fuggito da Livorno dopo i moti del 1820-1821, insieme a un gruppo di amici fonda Il Corriere di Tunisi. “Nel 1956, la Tunisia ottiene l’indipendenza – continua Silvia Finzi – e il nostro primo numero parla proprio del nuovo Stato tunisino. Da allora, prima sotto la direzione di Giuseppe, poi di suo figlio Elia e infine di Silvia, il periodico è sempre uscito. Inizialmente come settimanale, poi come quindicinale e attualmente come mensile”. Oggi ha una redazione di quattro giornalisti e un gruppo nutrito di collaboratori. È l’unico periodico in lingua italiana in Nordafrica, tira 4.000 copie distribuite in abbonamento in Tunisia, Italia, Francia e in Africa. “È un periodico generalista – conclude Silvia Finzi -. Ci teniamo a rafforzare il legame tra Tunisia e Italia, ma trattiamo un po’ di tutto. Con un’attenzione ai temi dell’immigrazione. Perché, in fondo, anche noi siamo migranti e il tema ci sta a cuore”.