La principale potenza economica del continente africano e il più colpito dal coronavirus, il Sudafrica, non ha ancora ricevuto le sue prime dosi di vaccino. E il mondo sanitario fa scattare l’allarme. Il Paese è travolto dalla seconda ondata della pandemia e deve affrontare la sfida della vaccinazione dell’intera popolazione del paese. È opinione diffusa, e scientificamente provato, che la ripartenza di un paese – non solo la sconfitta del virus – e della sua economia passa proprio attraverso i vaccini. L’economia del Sudafrica è ormai al collasso in un contesto che vedeva il paese arrancare già prima dell’inizio della pandemia. Il Pil del paese, infatti, nel 2019 è cresciuto solo dello 0,2 per cento e ora è in forte contrazione, tanto da portare il paese nella fase critica della recessione.
Secondo il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa quella delle vaccinazioni, sarà “la sfida logistica più grande e complessa della nostra storia, più grande del nostro programma di trattamento dell’Hiv”. In Sudafrica vivono 7,7 milioni di persone affette dall’Aids, il paese più colpito da questa malattia. Al di là delle dichiarazioni del presidente, il governo, dopo mesi di silenzio, ha assicurato che le prime dosi arriveranno rapidamente: un milione a gennaio e 500mila a febbraio, e sono destinate agli operatori sanitari. Ma lo scetticismo prevale rispetto all’ottimismo. “E’ praticamente impossibile che le infermiere vengano vaccinate a gennaio, mancano due settimane e il Paese non ha ancora un vaccino”, spiega Angelique Coetzee, presidente dell’associazione dei medici, alla France Press. E il presidente continua a manifestare ottimismo ribadendo che sono state “promesse” venti milioni di dosi entro la metà dell’anno, senza spiegare tempi e piano vaccinale. Secondo un membro del consiglio scientifico del ministero della Sanità, Barry Schoub, la “difficoltà principale sarà distribuire il vaccino nelle regioni più isolate. Ci sono parti del paese che non sono raggiunte nemmeno da una strada”.
“Gli avvoltoi banchettano con la miseria del Covid-19”, titolava così, tempo fa, un settimanale sudafricano. L’accusa non è nemmeno tanto velata ed è rivolta a quei politici che, secondo il settimanale, sono sospettati di aver beneficiato di contratti legati alla pandemia durante la prima fase. Per questo il governo, in questa incertezza e nel pieno della seconda ondata, assicura che il processo vaccinale sarà trasparente. Il Sudafrica, inoltre, partecipa al sistema Covax dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per un accesso equo ai vaccini. Attraverso questo programma il paese riceverà vaccini per il 10 per cento della popolazione, ma questi non arriveranno prima di aprile-maggio. Il governo, inoltre, visti i ritardi di approvvigionamento e criticato da più parti per le sue lentezze, sta percorrendo la strada delle trattative private con le case farmaceutiche. A confermalo è lo stesso professor Schoub: “Sono in corso trattative per ulteriori vaccini per immunizzare 40 milioni di persone entro la fine dell’anno”.
Quaranta milioni significano il 67 per cento della popolazione, avvicinandosi, dunque, alla percentuale necessaria per arrivare all’immunità di gregge. Il presidente dell’associazione dei medici spiega che tutto ciò è irrealistico, “dovremmo vaccinare 150mila persone al giorno per i prossimi dodici mesi, non è fattibile”, e si chiede: “Chi vaccinerà tutte queste persone?”. L’Oms, poi, ha invitato gli stati a “smettere di concludere accordi bilaterali a danno del Covax”, il rischio è quello di far salire “il prezzo” dei vaccini”. Ci sarebbe un’impennata, ingiustificata, dei prezzi.
Il responsabile dei programmi di Amref Health Africa per il Sudafrica, Boniface Hlabano, spiega che nel paese vi sono opinioni contrastanti riguardo ai vaccini, dalle più entusiastiche alla paura. C’è chi sostiene che i bianchi siano “già stati vaccinati e che i vaccini in arrivo in Africa abbiano lo scopo di sterilizzare o addirittura uccidere i neri per ridurre la loro popolazione e consentire così la ricolonizzazione dell’Africa”. Il responsabile di Amref spiega che ciò è frutto dell’ignoranza e che si stanno considerando diversi metodi per far capire a coloro “che rifiutano l’immunizzazione che la vaccinazione è un metodo semplice, sicuro ed efficace per proteggere le persone dalle malattie”.
Tutto ciò accade in un paese allo stremo per la pandemia e con l’economia in ginocchio. Fattori che hanno fatto crescere le diseguaglianze, già forti, nel paese. Il 20 per cento delle famiglie non ha accesso adeguato al cibo, soprattutto nere e meticci. Nel dicembre 2020 una famiglia sudafricana era costretta a spendere 28 euro in più (520 rand) per la spesa mensile rispetto al dicembre del 2019. L’aumento medio dei prezzi al consumo è stato del 17 per cento. Ciò riguarda 44 prodotti alimentari ritenuti fondamentali dalle famiglie a basso reddito, con alimenti come riso, pane, fagioli e farina che hanno registrato aumenti tra il 31 e il 68 per cento. A ciò si è aggiunta una crescita consistente della disoccupazione, arrivata al 30 per cento, un record rispetto al 2008.
Curioso, infine, registrare il fatto che il Mozambico, di recente, ha invitato i sudafricani a trascorrere le vacanze nei resort della sua costa ma, allo stesso tempo, ha impedito ai migranti mozambicani di far rientro nel proprio paese dal Sudafrica, a causa del dilagare della pandemia. Il paese dei paradossi.
(testo di Angelo Ravasi- foto di Marco Longari /Afp)