Gli Usa: «L’Eritrea si ritiri dal Tigray»

di Enrico Casale
soldato etiope

Gli Stati Uniti hanno «fatto pressioni dirette» sul governo eritreo affinché Asmara ritiri «immediatamente le sue truppe dalla vicina Etiopia». Secondo diverse testimonianze, in Tigray sarebbero presenti vari reparti militari eritrei che avrebbero compiuto saccheggi e violenze contro i civili. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha dichiarato all’Associated Press che Washington ha espresso «gravi» preoccupazioni sugli abusi perpetrati.

L’Eritrea ha sempre smentito pubblicamente il suo intervento nel conflitto in Tigray e, anche di fronte a questa presa di posizione degli Usa, non si registrano dichiarazioni da parte di Asmara. Anche l’Etiopia ha più volte negato la presenza di soldati eritrei in Tigry.

Secondo testimoni oculari, però, Asmara avrebbe inviato migliaia di militari sul posto e si teme che le forze eritree non verranno ritirate a breve. L’Eritrea è un nemico storico dei leader tigrini del Tplf che, secondo il governo eritreo, sarebbero responsabili del conflitto che si è combattuto all’inizio degli anni Duemila e delle tensioni successive (terminate solo con l’avvento al potere del premier Abiy Ahmed).

Giovedì il ministero dell’Informazione dell’Eritrea ha pubblicato una dichiarazione dell’ambasciata del Paese negli Stati Uniti in risposta a una lettera aperta questa settimana degli ex ambasciatori statunitensi in Etiopia che avevano espresso preoccupazione per il conflitto del Tigray e per il coinvolgimento dell’Eritrea. «L’allusione di questi ambasciatori alla potenziale guerra tra Eritrea ed Etiopia è falsa nel contenuto e viziosa nell’intento – è scritto nella dichiarazione dell’Eritrea -, esprimiamo profondo sgomento per questo messaggio provocatorio e malintenzionato».

La regione del Tigray rimane in gran parte tagliata fuori dal mondo esterno e l’Etiopia ha bloccato l’ingresso a quasi tutti i giornalisti, complicando gli sforzi per verificare le affermazioni delle parti in guerra. Anche gli operatori umanitari hanno avuto un accesso limitato e non sono riusciti ad assistere i 6 milioni di abitanti del Tigray che sono costretti a vivere con gravi limitazioni nell’accesso a cibo, acqua e medicinali.

La situazione «si sta deteriorando ogni giorno, ogni minuto», ha detto ai giornalisti il presidente della Croce rossa etiope, Ato Abera Tola. La Croce rossa, che ha chiesto alla comunità internazionale un sostegno finanziario, è una delle poche organizzazioni internazionali a lavorare in Tigray dopo l’inizio dei combattimenti. «Stiamo portando aiuti, ma è una goccia nell’oceano del bisogno», hanno detto i responsabili.

(Enrico Casale)

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