Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito ieri sera alle 18 per discutere della situazione attuale della Somalia toccando diversi punti: dall’assistenza umanitaria alle elezioni. Unione africana (Ua), Unione europea (Ue) e Organizzazione delle nazioni unite (Onu) si sono trovate d’accordo sull’importanza della ripresa del dialogo tra il governo, l’opposizione e gli Stati federali e sull’importanza della missione Onu in Somalia (Unsom).
“L’Unione africana chiede moderazione ai leader somali e di astenersi da qualsiasi azione che possa innescare ulteriori violenze e ha sottolineato l’importanza di elezioni democratiche eque e trasparenti. È fondamentale che le parti interessate tornino al tavolo dei negoziati in uno spirito di compromesso per concordare un processo credibile per lo svolgimento di elezioni credibili in linea con l’accordo del 17 settembre 2020”. Ad affermarlo, durante l’incontro in videoconferenza del Consiglio, Francisco Caetano José Madeira, rappresentante speciale del presidente della Commissione dell’Unione africana per la Somalia e capo della missione dell’Unione africana in Somalia (Amisom). Rilevando che i recenti scontri non mettono in discussione tale accordo, Madeira ha sottolineato che “tutte le parti hanno preso parte alle recenti discussioni tecniche. I leader dovrebbero trovare una data specifica per incontrarsi ed esplorare le proposte, esaminando le cause alla base della recente violenza”. Invitando i partner internazionali a sostenere i leader somali in tali sforzi, ha affermato che l’Amisom non dimentica “le proprie responsabilità relative alle elezioni, in particolare nella fornitura di sicurezza, formazione e supporto elettorale”. Passando alla situazione della sicurezza, che rimane instabile, Madeira ha detto che al-Shabaab “sta tentando di massimizzare la sua capacità di interrompere le elezioni rafforzando la sua capacità di sferrare attacchi. Continua a prendere di mira convogli di aiuti e civili, e sta estendendo i suoi tentacoli più lontano attraverso gli stati membri federali della Somalia.
Anche l’Unione europea (Ue), per bocca di Rita Laranjinha, ha chiesto il ritorno al tavolo delle trattative dei leader somali durante la riunione: “Le parti devono unirsi senza indugio per ridurre ulteriori tensioni e cercare di superare l’attuale situazione di stallo politico”, ha affermato. Ha inoltre incoraggiato il governo federale a finalizzare la sua revisione del piano di transizione somalo e ad approvarlo formalmente al Consiglio di sicurezza nazionale, con la piena partecipazione degli Stati membri federali e del Comitato di alto livello per la sicurezza e la giustizia. Notando che le autorità richiederanno sempre più sostegno per consentire le proprie attività, ha affermato che il piano di transizione rivisto indica chiaramente che una missione riconfigurata dell’Unione africana dovrà mantenere la capacità di combattere al-Shabaab. Nel dettaglio delle iniziative dell’Unione europea in Somalia, Rita Laranjinha ha affermato che gli investimenti nel settore della sicurezza sono stati importanti, con oltre 2,1 miliardi di euro forniti all’Amisom dal 2007. L’Ue ha anche assicurato 100 milioni di euro per l’Amisom fino alla fine di giugno e, parallelamente, ha aumentato la fornitura di attrezzature alle forze di sicurezza somale impegnate nelle operazioni di transizione. Ha inoltre prorogato di due anni le sue missioni di sicurezza comune e di politica di difesa a sostegno delle forze di sicurezza somale.
“I leader della Somalia devono rinunciare allo scontro ed evitare rischiose ‘tattiche’ negli sforzi per sbloccare un delicato stallo politico sullo svolgimento delle elezioni”, è questo, invece, in sintesi l’invito che James Swan, rappresentante speciale del Segretario generale e capo della missione di assistenza delle Nazioni Unite in Somalia (Unsom), ha lanciato durante una riunione in videoconferenza che si è tenuta ieri nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni sulla Somalia.
I partner internazionali della Somalia hanno spinto per elezioni tempestive e credibili nel Paese. Le diatribe tra il governo, l’opposizione e gli Stati federali hanno però portato a uno stallo del processo elettorale. L’Onu e le altre missioni straniere a Mogadiscio hanno invitato i leader a risolvere le loro divergenze e ad attuare l’accordo elettorale del 17 settembre che prevedeva elezioni legislative nello scorso autunno e presidenziali l’8 febbraio.