In Somalia sarebbe dovuta essere una nuova giornata di proteste, ma ieri un incontro tra il primo ministro Mohamed Hussein Roble e il fronte dell’opposizione hanno concordato una tregua. Lo scorso venerdì, le proteste di piazza erano state accompagnate da violenze e si erano tenute nonostante i divieti decisi dal governo ufficialmente per arginare il covid-19. I riflettori restano comunque puntati su Mogadiscio e sulla capacità delle varie parti in causa a trovare una soluzione allo stallo del processo elettorale. L’incontro di ieri con Roble con alcuni candidati alla presidenza era proprio teso a rilanciare il processo elettorale e rompere l’attuale situazione di stallo.
Mentre si svolgevano i colloqui, almeno 15 combattenti di al-Shabaab sono stati uccisi nel corso di un raid di un drone nella regione somala del Lower Juba. Il raid, di cui danno notizia i media locali, ha interessato un campo di addestramento a Kumba, un’area a circa 12 chilometri dalla città di Jamame. La notizia non è stata confermata da al-Shabaab. In un altro episodio, almeno tre persone sono rimaste ferite per l’esplosione di una granata a Baladweyne, città a circa 300 chilometri a nord di Mogadiscio. Inoltre, un attentatore suicida si è fatto esplodere, pochi giorni fa, vicino a un centro commerciale molto frequentato e a una stazione di polizia nella capitale somala.
Fatti di cronaca che dipingono un quadro che resta preoccupante in un Paese che sta vivendo anche una forte crisi politica. Nell’ultimo anno, il governo non è riuscito a raggiungere un compromesso con opposizioni e Stati federali per un processo elettorale condiviso. Le elezioni legislative, previste in autunno, e quelle presidenziali, fissate l’8 febbraio, sono così saltate. Il mandato del presidente Mohamed Abdullahi Farmaajo è scaduto così come quello del parlamento. L’opposizione ha quindi indetto diverse manifestazioni antigovernative sfidando il divieto del governo di riunirsi in pubblico.
L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha) in Somalia ha espresso ieri la propria preoccupazione per i recenti scontri a Mogadiscio dichiarando su Twitter che “la tensione politica in Somalia rischia di avere effetti negativi sui mezzi di sussistenza delle persone”. Ocha ha anche sottolineato che i partner umanitari sono preoccupati che gli scontri armati possano aggravare la terribile situazione umanitaria del Paese, invitando le parti a garantire la sicurezza dei civili.