Il Kenya ha ordinato la chiusura di due vasti campi che ospitano centinaia di migliaia di rifugiati dalla vicina Somalia e ha dato all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) due settimane per presentare un piano in tal senso. I campi profughi di Dadaab e Kakuma nel nord del Kenya ospitano più di 410.000 persone soprattutto somali; una piccola percentuale di queste proviene anche dal Sud Sudan.
Citando preoccupazioni per la sicurezza nazionale, le autorità di Nairobi avevano annunciato per la prima volta la loro intenzione di chiudere il campo di Dadaab, che è più vicino al confine con la Somalia rispetto a Kakuma, nel 2016.
Fred Matiang’i, ministro degli Interni del Kenya, ha concesso ora all’Unhcr 14 giorni per elaborare un piano per la chiusura di entrambi i campi, ha riferito il ministero in un tweet, aggiungendo che non c’è spazio per ulteriori colloqui sulla questione.
“La decisione avrebbe un impatto sulla protezione dei rifugiati in Kenya, anche nel contesto della pandemia covid-19 in corso”, ha riferito da parte sua l’Unchr in una dichiarazione.
La mossa del Kenya arriva in momento in cui le relazioni con la Somalia sono ai minimi: lo scorso dicembre Mogadiscio ha tagliato i rapporti diplomatici con Nairobi accusando il vicino di interferire nei suoi affari interni.
Le due nazioni si stanno inoltre confrontando presso la Corte internazionale di giustizia per una controversia sui confini marittimi, sebbene il Kenya abbia boicottato l’udienza. In commenti affidati alla Reuters, il ministero degli interni del Kenya ha sostenuto che la decisione di chiudere i campi non è collegata a difficoltà diplomatiche con la Somalia.