Il Camerun è una formidabile fucina di pittori e scultori di grande talento e creatività. Le loro opere, spesso di denuncia sociale, stanno conquistando una crescente attenzione internazionale. Abbiamo visitato i loro atelier e scuole di formazione, le città da cui traggono ispirazione. Reportage tra Douala e Yaoundé, dove fioriscono i talenti dell’arte contemporanea
di Valentina Giulia Milani – foto di Alessio Perboni
Douala, la capitale economica del Camerun, è una metropoli caotica e poco attraente. Quando però si squarcia il velo del primo impatto, ecco che la città è in grado di sorprendere, catturare, grazie al cuore artistico che pulsa in ogni suo angolo. Nel quartiere di Nkonmondo, in una piccola stanza adibita a laboratorio, le pareti tappezzate di tele colorate, David Nkot, 34 anni, lavora in silenzio con due pennelli infilati nei lunghi capelli rasta. È un artista poliedrico, ed è concentrato sul suo ultimo progetto: una serie di dipinti che parlano di migrazioni e di diritti dei lavoratori. Ritratti di persone s’intrecciano a immagini di operai dediti a pesanti fatiche manuali o mentre riposano, per esempio accoccolati dentro le carriole.
«Le persone si sono sempre spostate – ragiona ad alta voce David, che ha esposto alla Jack Bell Gallery di Londra –. Le migrazioni fanno parte della storia dell’umanità. Semmai è la chiave interpretativa di questi flussi che è sbagliata e genera odio. Con i miei lavori voglio far riflettere sulla condizione dei migranti costretti a lasciare il proprio Paese».
Formazione di qualità
Il Camerun vanta una tradizione artistica consolidata, grazie anche alla presenza del Coe (Centro orientamento educativo), un’associazione italiana che dal 1970 opera nel Paese con una serie di attività volte a fornire una formazione di alto livello (vedi box). «Permettere agli artisti locali di esprimere e sviluppare il proprio talento è molto importante», afferma Paul Assako, 40 anni, docente di Arte e Archeologia all’Università Uno di Yaoundé. «Io mi sono specializzato in storia dell’arte con uno scopo preciso: volevo promuovere la conoscenza delle origini dell’arte africana, perché fino a poco tempo fa nelle scuole e nelle università veniva insegnata solo quella occidentale… I miei genitori volevano che facessi il medico, il militare o il funzionario – confessa il professore –. Invece la mia vita è fatta di arte e oggi sono soddisfatto del mio lavoro perché so di fare qualcosa di concreto per il Camerun, anche se molti non capiscono».
Il maestro del riciclo
Douala è disseminata di sculture, installazioni e dipinti posizionati in piazze e incroci affollati. L’opera più imponente è La Nouvelle Liberté di Joseph Francis Sumégné, pittore e scultore, uno dei padri dell’arte locale, che in questa monumentale scultura alta 12 metri ha voluto esprimere le potenzialità del riciclo, oltre che fare omaggio alla capacità della popolazione di tirarsi fuori da situazioni complesse. «L’ho realizzata interamente con materiali di recupero, soprattutto pezzi meccanici», racconta nel suo laboratorio di Yaoundé mentre si alza per imitare la posizione dell’omone gigante di otto tonnellate che regge sul capo un globo. Sumégné, nato nel 1951 in un villaggio del Camerun, quando maneggia i “rifiuti” che ha accuratamente raccolto per dare vita alle sue futuristiche opere d’arte, sembra che abbia tra le mani dei gioielli. «Quando ho iniziato a dedicarmi all’arte? Ricordo che fin da piccolo mi perdevo a osservare i tatuaggi e le scarificazioni sul corpo di mia nonna, le incisioni sui pilastri delle case reali nell’ovest del Camerun. Disegnavo di continuo e non ho mai più smesso». È stato lui a fare da apripista a nuove generazioni di artisti, che poi si sono distinti per stili e specializzazioni differenti.
La casa degli artisti
Nel cuore della città sorge Doual’Art, un centro di arte contemporanea fondato nel 1991 da Marilyn Douala Bell e Didier Schaub con l’obiettivo di sostenere la produzione artistica contemporanea. Organizza mostre, workshop, seminari e un festival di richiamo internazionale, il Salon Urbain de Douala, che si svolge ogni tre anni.
Doual’Art è il principale luogo di ritrovo degli artisti della città. Qui incontriamo Wanko Cubart, le cui originali installazioni – che rappresentano immaginarie città africane proiettate nel futuro – sono diventate famose in tutto il mondo. «L’Africa è un continente ricco ma è anche molto emarginato – spiega –. Noi siamo i figli di questa terra e abbiamo la responsabilità di restituire dignità e bellezza all’immagine di questo continente, che saprà stupire più delle mie opere». Per mantenersi, Wanko ha realizzato numerose campagne pubblicitarie disegnando direttamente sui taxi, un’attività che lo ha reso popolare in Camerun. «Mi adatto alle necessità – dice –: il commercio è un’attività vitale, ma naturalmente preferisco poter dare libero sfogo alla mia creatività».
Poco distante, seduto a uno dei tavolini circolari sparsi per il cortile della Doual’Art, siede Koko Komégné, classe 1950, da molti ritenuto padre dell’arte contemporanea camerunese. Koko è stato un enfant prodige: realizzò la sua prima scultura quando aveva 10 anni. Aprì il suo primo atelier a Douala appena sei anni dopo. Crescendo ha scoperto anche la pittura, e i suoi quadri sono inconfondibili, realizzati come sono con la tecnica del collage con ritagli di giornale. Oggi si possono ammirare molte sue opere, soprattutto sculture, passeggiando per Douala. Ma la fama non lo ha di certo arricchito. «Non è facile guadagnarsi da vivere dedicandosi all’arte – dice –. Certo abbiamo talvolta la soddisfazione di vedere le nostre opere esposte in gallerie internazionali, ma più spesso fatichiamo… Non mi interessa fare soldi, desidero solo che il mio lavoro venga riconosciuto».
Denuncia femminile
Justine Gaga, 46 anni, è una delle poche artiste di Douala. Vive nel quartiere residenziale di Bonendale. «In Camerun ci sono donne che gestiscono gallerie d’arte, ma è molto raro che siano attive nella produzione. Anche perché la gente, le famiglie, fanno fatica a comprendere questo mestiere. La mentalità tradizionale relega il ruolo della donna a quello di madre e moglie che deve accudire i figli e la casa», spiega l’artista. Che aggiunge fiera: «Io sono stata molto fortunata perché mio papà era un fotografo, pertanto molto aperto a questo mondo. Mi ha sempre spronata a non mollare».
Mentre parla è indaffarata a spostare le bombole di gas che sta pian piano dipingendo. Daranno vita a uno dei suoi ultimi progetti: l’installazione Indignation sarà composta da colonne di bombole sulle quali si leggeranno parole come “fondamentalismo”, “corruzione”, “sfruttamento”. «Voglio rappresentare i cancri dell’Africa, i problemi che stanno portando le persone a esplodere: ecco perché proprio le bombole di gas».
Sete di riscatto
L’atelier di Pascal Kenfack si trova a Yaoundé. Un luogo quasi fuori dal tempo, colmo di tele enormi accomunate da tinte sabbia, terra, ocra, alternate a varie nuance di rosso. Una delle sue caratteristiche è infatti quella di utilizzare materiale naturali per creare i colori. «È anche un modo per incoraggiare gli artisti giovani e con pochi mezzi a intraprendere comunque il percorso artistico, perché ciò che non si ha lo si può creare con ciò che esiste già», spiega Pascal, pittore, scultore e professore di Arti plastiche all’Università di Yaoundé. Una carriera, la sua, avviata con un percorso di studi da autodidatta.
«Sono nato e cresciuto in un villaggio. La mia famiglia era povera – racconta –. Per studiare mi abbonai a un servizio di lezioni per corrispondenza: quando arrivavano a casa i materiali di studio ero il bambino più felice del mondo!». Oggi Pascal è fonte di ispirazione per stuoli di giovani che vedono in lui un faro, un esempio virtuoso di fiera determinazione. Ed è bello pensare che in Camerun oggi innumerevoli tele e sculture prendano vita ogni giorno dalle mani di tanti di artisti assetati di riscatto e di affermazione.
(Valentina Giulia Milani – foto di Alessio Perboni)
Questo articolo è uscito sul numero 4/2020. Per acquistare una copia della rivista, clicca qui, o visita l’e-shop
L’impegno del Coe
L’associazione italiana Coe (Centro orientamento educativo) gestisce in Camerun diverse strutture volte favorire una formazione artistica di alto livello.
A Mbalmayo, cittadina a una cinquantina di chilometri a sud di Yaoundé, sono attivi l’Istituto di formazione artistica (unico istituto scolastico di insegnamento secondario in materie artistiche del Camerun) e il Centro di arti applicate (qualifica i professionisti dell’artigianato, disponendo di laboratori di grafica e di lavorazione del legno, un atelier di ceramica, e una tipografia). Non solo. A Douala gli artisti locali possono contare su Laba (Libera accademia delle belle arti), ossia un luogo di formazione per giovani e adulti che intendono specializzarsi nel campo del design, della grafica multimediale e della moda. Sempre a Douala, il Centro di formazione artistica, diretto dalla pedagogista Pina Airoldi, offre laboratori specializzati in pittura, ceramica e infografica (comunicazione aziendale e pubblicitaria per mezzo di immagini).
Tra le ultime attività avviate dall’associazione vi è il progetto “Cam On!”, volto a promuovere arte e cultura coniugando tradizione e innovazione tecnologica, che integra le attività di Laba con i workshop dell’African Fabbers School, laboratorio di fabbricazione digitale coordinato da Paolo Cascone che prevede l’insegnamento dell’utilizzo di stampanti 3D. coeweb.org