Shakiro e Patricia, due persone transgender arrestate all’inizio di febbraio perché indossavano abiti femminili, sono ancora oggi in prigione. E non c’è nessuna certezza riguardo al percorso giudiziario che le attende.
Shakiro è una star dei social molto popolare, anche oltre confine, per esempio in Nigeria. Prendendo spunto da questo caso famoso, la ong Human Right Watch (Hrw) prova a portare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sull’aumento delle misure di polizia applicate contro le persone Lgbt in Camerun.
Ilaria Allegrozzi, ricercatrice di Hrw per l’Africa centrale e autrice di un rapporto sull’argomento, descrive un clima di grande intimidazione e l’applicazione di pratiche di controllo incompatibili con il rispetto della persona e dei suoi diritti. “A differenza di altri paesi, il governo non ha mai denunciato pubblicamente i crimini contro le persone Lgbt”, scrive la ricercatrice.
In un certo senso, piuttosto, li incoraggia, come si può evincere da un caso documentato da Allegrozzi e dal suo team lo scorso febbraio a Bafoussam, nell’ovest del Paese.
“La polizia ha fatto irruzione negli uffici di un’organizzazione e ha arrestato tredici persone. Le ha accusate di omosessualità, le ha picchiate, aggredite verbalmente, interrogate senza la presenza di un avvocato e facendo loro firmare dichiarazioni che non hanno potuto rileggere. La polizia ha anche costretto una delle tredici persone a sottoporsi a un test hiv/aids e a un esame anale, che è una forma di trattamento crudele e degradante, paragonabile alla tortura”.
Di fronte a situazioni come queste si deve prendere atto dell’omofobia anche istituzionale che avvolge il Paese e che il rapporto di Hrw ha documentato con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e suscitare una reazione.
Alice Nkom, avvocata conosciuta per avere assunto la difesa di molte persone Lgbt e per l’impegno duraturo sul fronte della difesa dei diritti umani, conferma in un’intervista rilasciata a Radio France International che la situazione si è aggravata negli ultimi tempi.
“Mi ricordo i primi tempi di questa lotta, vent’anni fa, quando quasi tutti i giorni in Camerun si faceva la caccia agli omosessuali”, ha detto. “E in questo momento, non so se sia a causa della pandemia, non so se sia a causa di tutti i problemi che il Camerun sta vivendo oggi, ma la situazione sta diventando qualcosa di terribilmente drammatico.”
La legge del Camerun considera l’omosessualità un reato. Secondo l’articolo 347-1 del codice penale del Paese, i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso sono punibili con una pena compresa tra sei mesi e cinque anni di reclusione, oltre a una multa. Inoltre – ricorda il sito Mimi Mefo Info – l’articolo 83, paragrafo 1, della legge del dicembre 2010 sulla cybersicurezza e la criminalità informatica rileva che qualsiasi persona faccia proposte sessuali a una persona dello stesso sesso tramite comunicazioni elettroniche è punita con la reclusione da uno a due anni e con una multa da circa 750 a 1500 euro o solo una di queste due sanzioni. Il comma 2 della stessa legge stabilisce che le pene sono raddoppiate quando alle proposte fa seguito un rapporto sessuale.
(Stefania Ragusa)