La giraffa, in lingua Sindebele e Zulu “Ndlulamiti”, ovvero “Più in alto degli alberi” è uno degli animali più iconici del continente africano, il più alto sulla terra, può raggiungere i sei metri. Vi sveliamo le caratteristiche di questo mite erbivoro che le hanno permesso di sopravvivere e mimetizzarsi nella natura. Oggi però la giraffa corre un serio pericolo di estinguersi, a causa dalla continua riduzione dell’habitat.
di Gianni Bauce
I lunghi colli maculati si intravedono appena tra la vegetazione, perfettamente mimetizzati con l’ambiente circostante. Le lingue bluastre avvolgono foglie e germogli portandoli alla bocca per essere masticate attraverso il movimento laterale delle mascelle, talvolta cosi’ buffo da fare assomigliare questi eleganti animali a strani cammelli.
Uno di essi si muove ed esce allo scoperto: e’ un grosso maschio dal mantello scuro, i suoi movimenti sinuosi, sembrano compiersi con eleganza al rallentatore, forse per effetto dell’altezza e delle dimesioni. Poi, l’animale si ferma e dall’alto dei suoi sei metri d’altezza, ci osserva con attenzione.
Ndlulamiti, “piu’ alto degli alberi”, cosi’ in lingua Sindebele e Zulu viene chiamata la giraffa, uno degli animali piu’ iconografici e spettacolari del continente africano. Endemico dell’Africa (non e’ presente allo stato naturale in nessun altro luogo al mondo), e’ il più alto animale terrestre e può raggiungere i sei metri e mezzo di altezza, quasi il doppio dell’altezza di un elefante.
Le caratteristiche
La giraffa è un artiodattilo di eccezionali dimensioni, che può quasi raggiungere la tonnellata di peso nelle femmine, e superare i 1200 kg nel maschio. E’ unico nel suo genere, non soltanto perche’ appartenente ad una famiglia quasi monospecifica (quella dei Giraffidae, che include giraffe ed il raro okapi), ma anche perche’ le sue caratteristiche fisiche lo contraddistinguono inequivocabilmente da qualsiasi altro mammifero.
Se l’altezza rappresenta la sua caratteristica piu’ evidente, nondimeno il mantello a chiazze irregolari (che differisce da sottospecie a sottospecie, ma anche da individuo ad individuo) lo rende unico tra gli erbivori. Il lungo collo, che puo’ superare i 200 kg di peso, gli consente di raggiungere i rami piu’ alti degli alberi che, ad eccezione degli elefanti, sono preclusi alla maggior parte degli altri erbivori, consentendo alla giraffa di ritagliarsi una nicchia alimentare ben specifica e con pochi altri concorrenti. Eppure, l’ossatura di questo collo eccezionale e’ costituita da sole sette vertebre, esattamente come ogni altro mammifero, uomo incluso. Le zampe eccezionalmente lunghe e sottili, permettono all’animale di compiere lunghe falcate e di raggiungere velocita’ ragguardevoli nella corsa, anche se, in apparenza, i movimenti della giraffa paiono lenti nella loro eleganza.
Il nome scientifico della giraffa, Giraffa camelopardalis, racconta il mito antico che descriveva questo animale come un incrocio tra un cammello (il muso ricorda un cammello, cosi’ come anche il modo di masticare) ed un leopardo (per via del mantello maculato) e, infatti, le numerose sottospecie di questo animale sfoggiano livree dai temi simili, ma differenti. Dalle macchie marrone scuro con contorni irregolari della giraffa afromeridionale e della sua cugina giraffa di Thornycroft (endemica del South Luangwa, in Zambia), al reticolo della giraffa reticolata del Kenya, ogni sottospecie possiede un mantello caratteristico, ma la livrea e’ anche una caratteristica unica di ciascun singolo individuo, all’interno di una determinata sottospecie, un po’ come le nostre impronte digitali. Queste macchie scure su sfondo chiaro sono un efficacissimo mimestismo che frammenta la figura dell’animale ed allo stesso tempo la confonde con lo sfondo dell’ambiente, rendendo spesso una giraffa immobile tra la boscaglia, invisibile anche a pochi metri di distanza.
Le giraffe hanno almeno un paio di corna costituite da protuberanze ossee rivestite di pelle e pelo (e non da uno strato cheratinoso come nelle antilopi), ma i maschi posseggono anche un terzo corno nella zona occipitale, meno pronunciato degli altri due. Le due corna principali, alla nascita, sono separate dal cranio – per agevolare il parto – e si saldano ad esso soltanto dopo alcune settimane.
Anche la lingua della giraffa ha caratteristiche uniche: di un tipico colore bluastro, essa puo’ superare il mezzo metro di lunghezza ed e’ capace di afferrare e manipolare senza consenguenze anche i rami dalle lunghe ed acuminate spine delle acacie karroo o delle acacie bianche.
Il “problema” dell’altezza
L’altezza e le dimensioni della giraffa, unitamente alla sua capacita’ di sferrare micidiali calci in ogni direzione, rendono un individuo adulto praticamente invulnerabile ai predatori; soltanto un branco di leoni numeroso ed esperto e’ in grado di cacciare con successo – non privo di rischi – una giraffa adulta. Ma questa altezza da guinness dei primati, nasconde anche qualche problema, che la giraffa ha dovuto affrontare e risolvere durante la sua evoluzione. Pompare sangue a sei metri d’altezza richiede una pompa di tutto rispetto ed i 12 kg di cuore nel petto di una giraffa assolvono efficacemente questo compito; tuttavia, una pompa capace significa anche pressioni elevate, che, in particolari condizioni, possono sollecitare pericolosamente le “tubazioni”.
Quando una giraffa abbassa la testa per bere, infatti, alla spinta impressa al sangue dal cuore, si aggiunge la forza di gravita’, creando nel sistema vascolare della giraffa una sovrapressione che potrebbe far esplodere i vasi sanguigni della zona cerebrale. A questo inconveniente, l’evoluzione ha posto rimedio attraverso una complessa rete di capillari collocata nel collo della giraffa, in prossimita’ della testa: la rete mirabile. Quest’organo consente di bilanciare istantaneamente la pressione sanguigna, evitando un aumento eccessivo di pressione quando l’animale abbassa la testa ed un drastico calo di pressione quando la rialza improvvisamente.
Anche le zampe possono subire negativamente l’effetto di un’eccessiva pressione sanguigna: ecco perche’ la pelle della giraffa in queste aree possiede una notevole elasticita’, fungendo in una certa misura da collant contenitivo per evitare il danneggiamento dei vasi superficiali.
Con un’equipaggiamento del genere, la giraffa puo’ quindi dormire sonni tranquilli; ma dove e come dorme una giraffa?
Le giraffe spendono dalle 16 alle 20 ore al giorno foraggiandosi, quindi non resta loro molto tempo per dormire e quando lo fanno possono accovacciarsi con le zampe raccolte sotto il petto (nella tipica posizione di riposo dei ruminanti) oppure, talvolta, appoggiano la testa nella biforcazione di un ramo e si appisolano. Non si sdraiano mai, perche’, in quanto ruminanti, verrebbero soffocate dai liquidi del reticolorumen, ed il loro sonno non e’ un vero e proprio sonno. Come tutti i ruminanti, le giraffe non dormono nel modo in cui il sonno e’ propriamente inteso, ma entrano in una sorta di “modalita’ di risparmio energetico”, durante la quale, tuttavia, le onde cerebrali assumono caratteristiche molto simili a quelle prodotte da un non ruminante durante la fase del sonno.
Il sistema sociale delle giraffe
Nonostante la loro fama di avversari formidabili anche per i piu’ potenti predatori, le giraffe sono animali essenzialmente miti. Estremamente silenziose (emettono pochissimi suoni, poco udibili dall’uomo), svolgono una vita gregaria, senza tuttavia formare branchi e gruppi stabili. Il sistema sociale delle giraffe si basa, infatti, sull’associazione temporanea, ovvero si associano per brevi periodi in gruppi privi di legami stabili, dai quali, in qualsiasi momento, uno o piu’ individui puo’ separarsi per unirsi ad un altro gruppo o condurre una vita temporaneamente solitaria.
Di conseguenza non difendono territori, ma durante il periodo dell’accoppiamento, i maschi dominanti manifestano chiaramente il loro status, attraverso l’ostentazione di una postura in cui si stagliano per tutta la loro maestosita’, approcciando minacciosamente ogni potenziale maschio rivale. Se quest’ultimo non manifesta subordinazione, essi possono ingaggiare violenti scontri a colpi di corna, portati a segno attraverso i lunghi colli muscolosi, mentre i rivali mantengono posizioni parallele.
Ma questo e’ solo un piccolo intervallo, indispensabile per la procreazione: un intervallo di tempo dopo il quale, le giraffe tornano i miti e tranquilli animali di sempre. Purtroppo, pero’, nonostante questo loro carattere mansueto, la sorte non le ha ricompensate: la giraffa, infatti, corre oggi un serio pericolo, determinato dalla continua riduzione dell’habitat ad opera dell’espansione umana, e il tasso di declino della popolazione ha raggiunto livelli allarmanti, portandola all’estinzione locale in numerose aree del continente.
Le savane erbose punteggiate di acacie o le boscaglie ed i margini fluviali dell’Africa non sarebbero piu’ le stesse senza le longilinee e sinuose figure di questi erbivori che da epoche immemorabili solcano il continente, ma che, come tanti loro simili, non sono riusciti a resistere alla implacabile pressione dell’uomo.
(Gianni Bauce)
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