Il 25 Aprile ha (anche) la pelle scura

di claudia

Il saggio di Matteo Petracci, “Partigiani d’Oltremare. Dal Corno d’Africa alla Resistenza italiana” è una luce nel buio della rimozione del nostro passato coloniale italiano. Dalle pagine del libro emerge la storia mai raccontata di come alcuni africani si resero protagonisti della Resistenza.

di Elisabetta Jankovic

La rimozione del passato coloniale all’interno della storiografia italiana è tanto clamorosa quanto scandalosa. C’è però chi cerca di riparare all’oblio e alla dimenticanza a cui pare condannata un’intera stagione storica, dedicando i suoi studi ad alcuni protagonisti, fino ad oggi ignorati, della Resistenza.

Si tratta di Matteo Petracci che nel suo saggio “Partigiani d’Oltremare. Dal Corno d’Africa alla Resistenza italiana”, Pacini editore, ricostruisce il percorso di alcuni uomini e donne, caduti per liberare un paese, l’Italia, che li aveva forzatamente allontanati dal loro, il Corno d’Africa e la Libia.

La vicenda inizia nel 1940 quando viene inaugurata a Napoli la Mostra d’Oltremare, con lo scopo di consacrare sulla scena internazionale l’Italia imperiale. Il suo interno era suddiviso in tre sezioni: la prima si occupava della storia dell’imperialismo dall’antichità alle conquiste del XIX secolo in Africa, trasmettendo l’idea di un’antica presunta predestinazione del colonialismo italiano.

La seconda sezione comprendeva installazioni che trasmettevano messaggi sul valore e il potenziale dell’impero. Infine la sezione geografica conteneva un padiglione all’interno del quale erano allestite una serie di etno-esposizioni con villaggi coloniali e rievocazioni naturalistiche. Per rendere il tutto più “realistico” furono fatti giungere gruppi di “sudditi” africani dell’Africa Orientale destinati a popolare la mostra come veri figuranti per una sorta di spettacolo-documento.

Nonostante la sfolgorante inaugurazione del 9 maggio del ’40, la Mostra d’Oltremare andò a rotoli. L’Italia entrò in guerra un mese dopo, il 10 giugno, bloccando la naturale conclusione dell’esposizione. Gli ‘attori’ africani, il cui soggiorno in Italia era stato programmato fino al 15 ottobre dello stesso anno, non solo rimasero senza palcoscenico ma, quel che è peggio, furono costretti a restare in Italia ben oltre il termine previsto. Trasferiti nelle Marche dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43, alcuni di loro scapparono da Villa Spada, dove erano stati confinati, e si unirono ai gruppi di antifascisti che si stavano organizzando nell’area del Monte San Vicino. E’ di questi che il tenace lavoro di ricerca di Matteo Petracci rende conto. Qui puoi leggere l’approfondimento della storia dei partigiani neri, a cura di Stefania Ragusa.

Per l’approfondimento radiofonico andato in onda sulla Rete Due della RSI, clicca qui.

(Elisabetta Jankovic)

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