Miliziani dell’opposizione somala pesantemente armati hanno occupato posizioni strategiche in alcuni quartieri di Mogadiscio. Secondo testimonianze raccolte dalle agenzie stampa internazionali, i combattenti hanno costruito barricare sulle strade, mentre uomini armati e veicoli montati con mitragliatrici presidiano i principali snodi. “Sia le forze di sicurezza somale sia i miliziani dell’opposizione hanno preso posizione lungo alcune strade chiave”, ha detto all’Afp, un cittadino di Mogadiscio.
Gli scontri sono iniziati domenica quando l’ex presidente Hassan Sheik Mohamud ha detto che “forze fedeli” a Farmaajo – il presidente attualmente in carica – hanno attaccato la sua casa. Il governo lo ha negato, dicendo che le forze di sicurezza avevano sventato gli attacchi di “una milizia organizzata”.
Domenica notte, sporadiche raffiche di colpi di arma da fuoco hanno risuonato in tutta la capitale dopo che sono scoppiati combattimenti tra forze governative e miliziani dell’opposizione.
Tre persone – due agenti di polizia e un miliziano – sono rimaste uccise negli scontri, ha detto ieri la polizia.
“L’ex presidente Farmaajo è un dittatore (…) vuole rimanere al potere con la forza. Siamo contrari, continueremo a combattere fino a quando non se ne andrà”, ha dichiarato il comandante militare Abdulkadkir Mohamed Warsame, che sostiene l’ex primo ministro Hassan Ali Khaire.
Gli scontri politici per le strade di Mogadiscio segnano una nuova pericolosa fase in una controversia innescata dal mancato svolgimento delle elezioni previste per febbraio.
Mohamed Hussein Roble, primo ministro della Somalia, ha ordinato ieri un cessate-il-fuoco immediato: lo ha annunciato dopo un incontro con gruppi della società civile, anziani tradizionali e studiosi a Mogadiscio. “Chiedo un incontro urgente per risolvere la crisi a Mogadiscio – ha detto -. Ringrazio i membri della società civile per il loro ruolo nel risolvere questo problema e invito le persone a mantenere la calma. I combattimenti devono cessare”.
Profonda preoccupazione per i recenti scontri armati in Somalia è stata espressa anche dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, per mezzo di Stephane Dujarric, il suo portavoce. “Il segretario generale ribadisce il suo invito a tutte le parti interessate somale ad astenersi da ulteriori violenze e risolvere le loro divergenze attraverso il dialogo e il compromesso”, ha detto Dujarric. Guterres ha esortato tutte le parti interessate somale a riprendere immediatamente i negoziati e a stringere un accordo basato sul modello elettorale del 17 settembre 2020 e sulle proposte del comitato tecnico di Baidoa.