L’Egitto alla ricerca di fonti idriche alternative al Nilo

di Valentina Milani
nilo azzurro

L’Egitto sta valutando possibili alternative per arricchire la sua rete idrica e non subire un impatto troppo forte dallo riempimento del bacino della Grande diga del millennio (Gerd) sul Nilo Azzurro.

L’Egitto ha bisogno di 114 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno. Il suo consumo effettivo è di 80 miliardi di metri cubi e le sue risorse totali di acqua dolce ammontano a soli 60 miliardi di metri cubi. Le autorità del Cairo prevedono che lo sbarramento possa ridurre la quota egiziana dell’acqua del Nilo, che attualmente ammonta a 55 miliardi di metri cubi all’anno, di circa 5-15 miliardi di metri cubi all’anno durante i periodi di riempimento del bacino, a seconda delle precipitazioni, dell’evaporazione e di altre fonti di spreco d’acqua.

Il ministro egiziano delle risorse idriche Mohammed Abdel Ati ha parlato di diverse possibili fonti d’acqua alternative. La prima potrebbe essere un progetto che collega il Lago Vittoria e al Mar Mediterraneo attraverso un corridoio parallelo al Nilo. La seconda è lo sviluppo del Bacino di Bahr al-Ghazal, uno degli affluenti del Nilo dal Sudan meridionale.

Il 7 aprile, il ministro dell’Irrigazione del Sud Sudan, Manawa Peter Gatkuoth, ha dichiarato in un’intervista all’agenzia russa Sputnik, che il governo di Juba ha concordato con il governo egiziano di ripulire l’alveo del fiume nel bacino di Bahr al-Ghazal, aiutando il Sud Sudan ad affrontare le inondazioni e avviando massicci progetti di irrigazione nella regione. Ha aggiunto che la pulizia del letto del fiume del bacino Bahr al-Ghazal faciliterebbe la navigazione fluviale e aumenterebbe il flusso d’acqua nel Nilo attraverso il Nilo Azzurro.

Il fiume Bahr al-Ghazal riceve 530 miliardi di metri cubi di pioggia all’anno e gli analisti prevedono che la pulizia del letto del fiume aggiungerà circa quattro miliardi di metri cubi all’anno alle acque del Nilo. Attualmente, gran parte dell’acqua viene assorbita dalle paludi lungo il percorso. Anche il Canale Jonglei, per il quale è stato completato il 70% dei lavori di scavo, aggiungerebbe altri 3,2 miliardi di metri cubi all’anno alle acque del Nilo deviando l’acqua dalle vaste zone umide del Sud del Sud Sudan verso Sudan e dell’Egitto. Tale importo aumenterebbe a 7 miliardi di metri cubi con un’espansione pianificata.

Il Cairo sta esplorando anche altre opzioni tra cui piani per il trattamento delle acque reflue, il collegamento di altre risorse idriche al Nilo come il fiume Congo.

Il 7 aprile, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha affermato che “tutte le opzioni sono aperte per affrontare la crisi del Gerd”. Gamal al-Issawi, un idrogeologo presso l’organizzazione non governativa Democratic Arabic Center con sede in Germania , ha detto al sito al-Monitor che la ricerca di alternative idriche da parte dell’Egitto non “significa, in alcun modo, che l’Egitto si sia arreso alla strategia del fatto compiuto dell’Etiopia”. E ha aggiunto: “l’Egitto soffriva di povertà idrica anche prima della costruzione della Gerd. Pertanto, è imperativo cercare altri modi per garantire l’acqua e sviluppare alternative per coprire il fabbisogno idrico, indipendentemente dal fatto che la diga esista o meno”. 

(Enrico Casale)

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