In almeno 72 Stati del mondo gli atti omosessuali sono condannati per legge, con pene severe che possono culminare, in nove Paesi, fino alla pena capitale. Lo ricordano oggi gli attivisti per i diritti umani in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, celebrata ogni 17 maggio, che mira a coniugare azione e riflessione per combattere ogni violenza fisica, morale o simbolica legata all’orientamento sessuale o all’identità di genere.
È principalmente negli Stati di confessione islamica che essere omosessuali, per un musulmano, è considerato un reato di immoralità che va punito fino alla morte. Arabia Saudita, Iran, Yemen, Qatar, Emirati arabi uniti, Mauritania e alcuni Stati della Nigeria prevedono sanzioni quali la lapidazione in pubblico, la castrazione chimica, flagellamenti, o ancora, la morte con impiccagione.
Altre leggi prevedono pene di detenzione molto severe come in Uganda, dove si rischia l’ergastolo, o l’incarcerazione per più di dieci anni, come in Libia o in Siria.
Ieri, alla vigilia della celebrazione della giornata mondiale esistente dal 1990, una rete di associazioni Lgbt in Africa ha pubblicato un video attraverso il quale lancia appelli a depenalizzare l’omosessualità. I protagonisti del filmato ricordano che il Sudafrica è stato il primo Paese al mondo ad aver depenalizzato l’omosessualità nella propria Costituzione, mentre altri Paesi, come il Benin o la Costa d’Avorio, non hanno mai penalizzato l’omosessualità. Diversa la situazione in Paesi come il Camerun o il Senegal, dove si rischia fino a cinque anni di carcere, ma anche tre anni in Guinea e in Togo.
Gli omosessuali “non hanno scelta, devono fuggire”, spiegano i difensori, che lanciano anche un appello alla protezione di rifugiati e richiedenti asilo a coloro che sono costretti a lasciare la propria patria per non rischiare la repressione a causa dell’orientamento sessuale.
Negli ultimi due anni, il Gabon, il Botswana e l’Angola hanno depenalizzato l’omosessualità, mentre in Kenya, a maggio del 2019, l’Alta corte del Kenya respinse un ricorso che chiedeva di eliminare le leggi coloniali che criminalizzano l’omosessualità nel Paese.
Negli ultimi giorni, ha fatto notizia la condanna in Camerun di due persone transgender arrestate all’inizio di febbraio perché indossavano abiti femminili. Note con i soprannomi di Shakiro e Patricia, Loic Njeukam e Roland Mouthe sono stati condannati a cinque anni di prigione da un tribunale di Douala. Il loro avvocato, Alice Kom ha sottolineato che il tribunale ha dato la massima pena e che si farà appello. “Mi ricordo i primi tempi di questa lotta, vent’anni fa, quando quasi tutti i giorni in Camerun si faceva la caccia agli omosessuali”, ha detto il legale. “E in questo momento, non so se sia a causa della pandemia, non so se sia a causa di tutti i problemi che il Camerun sta vivendo oggi, ma la situazione sta diventando qualcosa di terribilmente drammatico.”
Secondo Olivia Ervi, del comitato Idaho-Francia, l’associazione per il sostegno alle vittime di discriminazioni ha già aiutato più di 300 persone in Africa dall’inizio dell’anno. In alcuni casi si tratta di persone cacciate dalla propria famiglia, o perseguitate dalla società o dalla giustizia.
(Céline Camoin)