Cosa significherebbe per la Nigeria la morte di Abubakar Shekau, se confermata? Il primo elemento da evidenziare, secondo Marco Di Liddo, senior analyst del Ce.si (Centro Studi Internazionali) è che questa scomparsa, ammesso che sia appunto avvalorata da prove certe, non rappresenta una vittoria per chi combatte il terrorismo.
“Non c’è molto da rallegrarsi sia perché l’ipotetico decesso di Shekau non avviene per azione dello Stato o del fronte antijihadista ma è frutto di un regolamento di conti interno, che eventualmente accresce la forza di Iswap, sia perché la morte di un capo non significa la fine del fenomeno”. L’esperienza dimostra che il terrorismo, prosegue Di Liddo, “si sconfigge solo rimuovendo i fattori esterni che gli hanno permesso di diffondersi e raccogliere adesioni. Nel caso nigeriano le sperequazioni alla base del malcontento della popolazione rimangono presenti”.
Con la morte di Shekau “verrebbe certo a mancare il fautore più duro del jihadismo nigeriano, l’uomo che ha sostanzialmente trasformato una setta religiosa in un’organizzazione terroristica strutturata capace di estendersi anche in Ciad e Camerun, ma sparisce anche la figura che contestualmente negava la possibilità di una mediazione e di relazioni internazionali”, prosegue l’analista. Ricordiamo che Shekau ha rotto con lo Stato Islamico perché questo gli ha preferito un altro leader. “A questo punto Iswap, con la sua forte relazione con Isis, rimane padrone del campo”.
Nel continente africano, ricorda Di Liddo, è in atto una battaglia per la supremazia del jihadismo, battaglia che coinvolge molti Paesi e in cui la Nigeria rappresenta uno snodo importante. “Lo Stato Islamico vorrebbe imporre una sorta di dottrina Breznev della jihad, decidendo quali sono le formazioni abilitate all’azione e distruggendo tutte quelle che si discostano dalle sue linee guida”. Ma, come suggerisce il famoso proverbio africano, “quando due elefanti combattono è l’erba che soffre”. A fare le spese maggiori nella lotta tra Al Qaeda e Isis, rimangono le popolazioni locali. “Anche perché non sappiamo ancora come reagirà Boko Haram all’eventuale conferma di morte del suo leader. Potrebbe sfaldarsi, dissolversi, oppure lavorare a una controffensiva secondo il suo stile”.
E se invece questa morte fosse una fake news? Shekau molte volte in passato è stato dato per morto ed è poi riemerso. “Allora potrebbe essersi trattato di un errore in buona fede, oppure di un’azione mirata di disinformazione che potrebbe avere obiettivi diversi”.
Quello che è certo è che nella foresta di Sambisa, dove Boko Haram ha il suo quartiere generale, si combatte da giorni e che Iswap ha guadagnato terreno e consensi. Altrettanto certo è che per avere notizie sicure bisognerà aspettare. “La macchina terrorista nigeriana non è mediaticamente attrezzata come quella irachena. Anche la costruzione e la diffusione di un video da parte dell’Iswap richiede un certo tempo”. Nel frattempo l’esercito nigeriano ha avviato le sue indagini.
(Stefania Ragusa)