Sudan: la Corte penale internazionale torna a chiedere la consegna di al-Bashir

di Valentina Milani
omar al bashir

Fatou Bensouda, procuratrice capo della Corte penale internazionale (Cpi), ha chiesto al Sudan di poter processare l’ex presidente Omar al-Bashir e i responsabili dei crimini in Darfur.

Omar al-Bashir, che è in carcere a Khartoum da quando è stato deposto nell’aprile 2019, sta affrontando diversi processi nei tribunali sudanesi relativi ai suoi tre decenni di governo autoritario ed è già stato riconosciuto colpevole di diverse accuse.

Insieme a lui, la procura ha chiesto la consegna di Ahmed Haroun, uno dei politici più influenti dell’ex regime e accusato di essere implicato nelle stragi del Darfur. Il mandato di arresto di Haroun elenca 22 capi di imputazione per presunti crimini di guerra e 20 capi di presunti crimini contro l’umanità.

Accanto ad al-Bashir e a Haroun, la Corte penale internazionale sta già procedendo contro Ali Muhammad Ali Abd al-Rahman, leader della famigerata milizia Janjaweed. “Proprio la scorsa settimana, abbiamo concluso la fase di conferma delle accuse contro Ali Kushayb – ha detto Bensouda -. Si starebbe verificando la situazione ideale per un processo complessivo con al Bashir e Haroun”. La Corte ha anche incriminato il leader dei ribelli, Abdulla Banda, ma al momento è latitante.

In Darfur, i combattimenti sono scoppiati nel 2003 quando i ribelli della minoranza africana, lamentandosi di discriminazioni sistematiche, hanno preso le armi contro il regime dominato dagli arabi di Bashir. Khartoum ha risposto scatenando i Janjaweed, reclutati tra le tribù nomadi della regione. Secondo le Nazioni Unite, sono state uccise 300.000 persone e 2,5 milioni sono state costrette ad abbandonare la propria abitazione.

Il governo di transizione del Sudan ha discusso con la Corte penale internazionale sulle opzioni per processare l’ex presidente e i suoi collaboratori. Bensouda ha anche affermato di aver avuto colloqui positivi e costruttivi con alti funzionari sudanesi sul trasferimento di al-Bashir e dei suoi assistenti al tribunale dell’Aia per affrontare il processo.

“Come ho detto anche in precedenza, le discussioni che ho avuto con tutte le autorità sono state positive – ha affermato -. Nessuno di loro è contro il trasferimento di Ahmed Haroun alla Cpi. Se il Sudan vuole processare Omar al-Bashir in patria, deve però dimostrare concretamente che questo è possibile”. 

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