Urne aperte oggi in Algeria per le elezioni parlamentari anticipate, volute dal presidente Abdelmajid Tebboune nel tentativo di soddisfare alcune rivendicazioni popolari per un cambiamento ai vertici dell’apparato statale. Il tasso d’affluenza alle urne sarà l’ago della bilancia che darà ragione o torto al ministro delle Comunicazioni.
“Consapevoli di essere gli unici a decidere del loro futuro, gli algerini non hanno bisogno di tutori o di coloro che decidono al posto loro”, ha dichiarato Belhimer in un’intervista al quotidiano Echabab El Djazairi.
Di fronte a una miriade di formazioni e candidati indipendenti che intendono partecipare alle elezioni, almeno tre formazioni significative hanno invece annunciato il boicottaggio. Una di esse è il Fronte delle forze socialiste (Ffs), il più antico partito di opposizione in Algeria, fondato nel 1963, la cui presenza si concentra principalmente nelle province della Cabilia (centro) e nella capitale. Il primo partito a promuovere il boicottaggio era stato il Partito dei lavoratori di Louisa Hanoune, motivando la decisione con “l’incapacità delle elezioni di correggere le decisioni non sociali prese dal governo”. Anche il partito laico d’opposizione Raggruppamento per la cultura e la democrazia ha annunciato che non intende candidarsi.
Tra coloro che hanno sposato il progetto di elezioni anticipate figurano invece il Fronte di liberazione nazionale (il partito al governo sotto l’ex presidente Abdelaziz Bouteflika), il Raggruppamento nazionale democratico, i partiti islamici Movimento della Società per la Pac, il Movimento Al-Bina Al-Watani guidato da Abdelkader Bengrina, arrivato secondo alle ultime elezioni presidenziali, Nuova Algeria e il movimento Riforma nazionale.
“Qualunque sia il tasso di partecipazione alle elezioni, esigiamo che il voto sia onesto, trasparente e faccia emergere chi merita la fiducia del popolo”, aveva dichiarato il presidente algerino, prendendo atto degli appelli al boicottaggio. Dopo aver sciolto la camera bassa del Parlamento il 21 febbraio, il presidente Tebboune ha indetto elezioni legislative anticipate, anche nel tentativo di riprendere il controllo sul ritorno dell’Hirak, il movimento di protesta anti-regime, dopo un anno di sospensione a causa della pandemia di covid-19. Tebboune ha anche decretato un rimpasto di governo parziale, già avvenuto a febbraio, e la liberazione di decine – ma non di tutti – di dissidenti politici.