Amava ritrarre l’eleganza e la bellezza, ma era più un reporter che un fotografo di moda. Con i suoi scatti ha contribuito a cambiare il nostro sguardo sull’Africa. E oggi un Premio a lui intitolato vuole promuovere i giovani fotografi che immortalano il continente: il miglior modo per mantenere vivi il suo nome e i suoi ideali. Daniele Tamagni, tra i principali collaboratori della nostra rivista, aveva solo 42 anni quando è morto il 23 dicembre 2017. Una vita, la sua, stroncata nel momento in cui aveva conquistato – con pieno merito – il successo e la celebrità. Vincitore dei più prestigiosi concorsi (dal Canon Young Photographer Award all’ICP Infinity Award, al World Press Photo Award), autore di un best seller dell’editoria fotografica, Gentlemen of Bakongo, imperdibile per gli appassionati, Daniele era diventato un nome di spicco nel panorama della fotografia internazionale. Non a caso, i suoi scatti più celebri sono tutt’oggi esposti in importanti musei e gallerie, da Londra a Tokio, da Roma a New York.
Sguardo curioso e appassionato, carattere talvolta spigoloso, animo irrequieto, sempre sincero, aveva una sensibilità speciale, suo stile inconfondibile, diventato fonte di ispirazione per tanti giovani. E un amore smisurato per l’Africa: un sentimento viscerale e incorruttibile che prosegue oggi grazie al Daniele Tamagni Grant, un riconoscimento dedicato alla memoria di Daniele, voluto fortissimamente dal padre Giordano e interamente sostenuto dalla sua famiglia, che vuole supportare i fotografi emergenti nel muovere i primi passi nel settore. La partecipazione al concorso è gratuita e aperta a fotografi con un massimo di cinque anni di esperienza professionale, provenienti da qualsiasi paese del mondo, il cui lavoro esplora l’identità africana, interagendo con il continente africano o la sua diaspora.
Il vincitore si aggiudica una borsa di studio per frequentare la più prestigiosa istituzione di fotografia dell’Africa: il Market Photo Workshop di Johannesburg, Sudafrica. “Un’opportunità preziosa per i giovani di talento per crescere, arricchire i propri bagagli di competenze e lanciarsi nel mondo della fotografia”, spiega Giordano Tamagni.
C’è tempo fino al 10 di agosto per partecipare e presentare la propria candidatura. La giuria è composta dai grandi nomi della fotografia, del fotogiornalismo e dell’editoria: Aïda Muluneh, Sara Sozzani Maino, Ekow Eshun, Marco Longari, Laura El-Tantawy, Chiara Bardelli, Eimear Martin, Uche Okpa-Iroha, Benoît Baume, Khona Dlamini…
La prima edizione del Premio, nel 2019, ha avuto molto successo: oltre 100 candidati provenienti da 25 paesi in tutto il mondo, con un’età media di 25 anni e con il 40% di donne, in gran parte provenienti da paesi africani: Egitto, Sud Africa, Nigeria, Zimbabwe, Uganda e Nigeria. La vittoria è stata assegnata a Fatma Fahmy, fotografa e documentarista egiziana con sede al Cairo. Ora – dopo una forzata pausa dovuta alla pandemia – torna il Premio e con esso la voglia di riscoprire i capolavori di Daniele Tamagni, come quelli qui pubblicati, che presto saranno valorizzati da un’omonima Fondazione.
E chissà che non si possa realizzare una bella mostra fotografica. Daniele ha lasciato in eredità delle immagini straordinarie che frantumano stereotipi e luoghi comuni su un continente assai più vitale e originale di quanto non appaia sui grandi media. Mentre ci siamo assuefatti nel vedere foto di guerre, tragedie e crisi umanitarie, non possiamo che rimanere stupiti e meravigliati di fronte alle fotografie realizzata da Daniele che, in controtendenza e in anticipo sui tempi, aveva deciso di immortalare il «bello dell’Africa».
Un obiettivo perseguito con passione, dedizione, talento indiscusso. Il suo reportage sui sapeurs, i dandy congolesi maniaci del lusso, conquistò l’attenzione mondiale. Un successo che è cresciuto coi servizi dedicati al mondo del fashion di Nairobi e Dakar, allo sbalorditivo movimento degli afrometals (i cowboy metallari del Botswana), alla creatività degli stilisti emergenti di Soweto e al proliferare delle mode giovanili del Sudafrica post-apartheid.
Reportage di grande pregio stilistico e giornalistico che hanno documentato fenomeni di resilienza e di rivendicazione dell’identità africana, tra globalizzazione e tradizione, desiderio di emulazione e affermazione sociale. Oggi se l’Africa ci appare meno dannata e banale è anche grazie agli scatti di Daniele, a cui va tutta la nostra riconoscenza.