Oltre sessanta artisti figurativi contemporanei ivoriani sono in mostra alla III edizione del Salon des grandes cimaises d’Abidjan (Sgca) che apre i battenti oggi con un vernissage e proseguirà fino al 10 luglio nella capitale economica ivoriana. Nelle stanze della Maison Sopi di Cocody, caratteristica dimora della famiglia del primo urbanista della Costa d’Avorio – Vincent Dogbo – trasformata in un bellissimo residence, è allestita una mostra che propone al visitatore oltre un centinaio di opere di arte contemporanea: arte figurativa che racconta l’Africa e il mondo di oggi visti attraverso occhi e mani di artisti africani.
Vetrina espositiva, ma anche foro di vendita per collezionisti e occasione di scoperta di nuovi talenti per galleristi, il Salone sarà anche luogo di formazione per gli artisti, come spiega all’inviata della rivista Africa Emmanuel Ado Kouako, meglio noto come Ake, presidente dell’Unione dei giovani artisti plastici, nonché rappresentante degli artisti di Costa d’Avorio presso il Bureau d’Art, ovvero l’istituzione che gestisce i diritti d’autore degli artisti figurativi. “In qualità di rappresentante, cerco di individuare i problemi con cui devono confrontarsi gli artisti, faccio venire esperti e ci ritroviamo, in occasione di questo salone, per una formazione”. Diritti d’autore, tracciabilità delle opere dopo la vendita all’asta, diritti di mostra, ma anche contratti d’artista: sono questi i temi affrontati, “poiché capita che gli artisti siano truffati dai galleristi, che non pagano nulla nei momenti in cui l’artista non produce”.
L’arte e la cultura come leva dello sviluppo è il tema scelto quest’anno dall’Unione Africana. Su questa riflessione, Ake, con cui abbiamo avuto modo di parlare durante l’allestimento della mostra nelle stanze alveari della Maison Sopi, concorda. “L’artista deve considerarsi una microimpresa, fonte di sviluppo”. Essenziale, secondo Ake, è il fatto di organizzarsi, per presentarsi come entità composta in grado di rappresentare una fonte di sviluppo per lo Stato, la nazione e per gli artisti stessi”. Nel progetto di villaggio degli artisti che Ake vorrebbe creare, e per il quale cerca ancora finanziamenti, ci sarebbe spazio per cento artisti con uno spazio proprio e continuo, in cui poter trarre profitto della propria arte e creare occupazione, con l’assunzione ad esempio, per ciascuno, di un promotore commerciale, ma anche di un aiutante. “Da un villaggio per cento artisti nascono trecento posti di lavoro”, dice così Ake, egli stesso un pittore, fotografo e infografista.
Uno dei quadri di Ake, esposta quadri esposto in uno dei saloni della dimora Sopi, s’intitola “il virus delle elezioni”, a denuncia del fatto che ogni scadenza elettorale è diventata ormai fonte di mali e tensioni. Tra le centinaia di opere in mostra, “l’effervescenza della donna” del 24enne Zopapi, specialista della tecnica del getto, nella quale – spiega l’artista ad Africa – l’artista lancia i colori e disegna senza mai toccare la tela. François Xavier Nguia ci presenta “Le installazioni abusive”, rappresentazione delle caotiche abitazioni e quartieri abusivi che crescono rapidamente in Africa, rovinando la natura e inquinando l’ambiente. L’opera, che racconta il caos in una paradossale armonia di forme e colori, è interamente realizzata con materiali riciclati. Spicca, infine, la tela “No all’escissione” di Isirore Eric Sewa Kragbé. Sdraiata su un letto di lame e coltelli, una giovane ragazza occhi smarriti e bocca aperta per esprimere il dolore il trauma del momento e di tutta una vita.
L’Sgca si svolge sotto l’egida del ministero della Cultura e dell’Industria dell’arte e dello spettacolo.
(da Abidjan, Céline Camoin)