Sono rientrate a Macallè, dopo circa otto mesi, le forze fedeli all’ex partito di governo del Tigray, il Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf). Secondo concordanti fonti locali e internazionali, ieri le truppe del Tplf hanno ripreso il controllo della capitale regionale.
In un comunicato diffuso attraverso i propri canali social, il governo dello Stato nazionale del Tigray – come si definisce lo stesso Tplf – ha dato enfasi a un’operazione militare dedicata al generale Ras Alula Aba Nega, e ha dedicato la vittoria al popolo tigrino: “I nemici invasori che inimmaginabili sofferenze hanno inflitto al popolo del Tigray stanno adesso soffrendo imbarazzanti e impietose sconfitte su tutti i fronti”. Comparando il governo del primo ministro Abiy Ahmed alla dittatura militare del Derg, nel comunicato si parla di possibili saccheggi e distruzioni che i militari governativi potrebbero ancora compiere a Macallè invitando la popolazione civile “a restare vigile”.
Alla Reuters, che è riuscita a raggiungerlo telefonicamente, la conferma del successo dell’avanzata è stata data da Getachew Reda, il portavoce del Tplf. Nell’ultima settimana lo stesso Getachew aveva a più riprese dato conto dei progressi del Tplf. Ancora ieri, poco ore prima delle sue dichiarazioni, il governo di Addis Abeba aveva annunciato un cessate-il-fuoco sostenendo di rispondere in questo modo a una richiesta avanzata dal governo ad interim che era stato imposto nella regione dalle autorità centrali.
Al di là dei toni propagandistici con cui da parte del Tplf si raccontano gli ultimi sviluppi, questi di fatto costituiscono una nuova svolta a un conflitto che ha già causato un numero imprecisato di morti e che ha costretto alla fuga almeno due milioni di persone. E costituiscono un colpo alle politiche dello stesso Abiy che finora non ha rilasciato commenti, ma ha parlato con Antonio Guterres, il segretario generale dell’Onu. Di una telefonata tra i due ha scritto lo stesso Guterres sul proprio account Twitter: “Ho appena parlato con il primo ministro Abiy Ahmed e sono fiducioso che nel Tigray si arrivi a un’effettiva cessazione delle ostilità. È essenziale che i civili siano protetti, gli aiuti umanitari raggiungano le persone bisognose e si trovi una soluzione politica”.