Nove persone tra cui il ricco uomo d’affari Seraphin Yeto, a capo della Sonimex, e un cittadino francese espatriato, sono sotto accusa per traffico di droga e corruzione in Benin. La vicenda, sulla quale sta indagando la Corte per la repressione dei reati economici e del terrorismo (Criet), sospetta anche il capo dell’Ocertid, la brigata degli stupefacenti, il capitano Constant Badet, attualmente sottoposto a sanzioni e in custodia presso un centro di detenzione militare.
Il caso è legato al ritrovamento ai primi di maggio di 145,5 kg di cocaina in un container al porto di Cotonou, principale scalo del Paese e uno dei crocevia del Golfo di Guinea.
Fonti locali ipotizzano un processo che potrebbe aprirsi già il 15 luglio contro Seraphin Yeto, alias Yovo, e i suoi coimputati. La droga rinvenuta si trovava all’interno di un container destinato alla Sonimex Srl, specializzata in materiali di costruzione.
Il giornale beninese La Nouvelle Tribune ricorda che la Criet è solitamente molto severa nei casi di traffico di droga e non esita a infliggere condanne pesanti.
Sebastien Ajavon, uomo d’affari multimilionario e personalità politica, accusato di traffico di cocaina, è stato condannato a 20 anni di carcere nell’ottobre 2018. Ajavon vive in esilio in Franciacon lo status di rifugiato politico. Il giornale ricorda anche il caso di due spacciatori di droga, Somtochuku Bartholomew Oguegbunam, di nazionalità nigeriana e il beninese Rachidi Mamoudou Boukari. Il primo è stato arrestato il 20 agosto 2018 nella hall degli arrivi dell’aeroporto internazionale Cardinal Bernardin Gantin di Cotonou, in possesso di una polvere granulare beige del peso di sette chilogrammi. Il secondo è stato arrestato il 31 luglio 2018, sempre agli arrivi dell’aeroporto internazionale di Cotonou, mentre trasportava una borsa contenente quattro pacchi di droga del peso di 5,686 chilogrammi. Anche nei loro confronti la Criet aveva emesso una condanna a 20 anni di detenzione.
Il porto di Cotonou occupa una posizione strategica nella regione in quanto costituisce uno dei principali porti di ingresso, in particolare per i Paesi senza sbocco al mare come Burkina Faso, Niger e Mali. Con un volume di carico annuale di circa 11 milioni di tonnellate, il porto è anche il cuore economico del Benin. Desideroso di rafforzare questa posizione, il governo ha deciso nel 2018 di esternalizzare temporaneamente la gestione del porto per dotarlo di una moderna autorità portuale in grado di competere con i porti vicini. Ha quindi fatto appello alle competenze di Port of Anversa, in particolare alla società belga Port of Antwerp International (PAI), il braccio di consulenza e investimento del porto di Anversa.